PROCESSO AI 25 MANIFESTANTI - Le motivazioni

11.3 Il corteo delle Tute Bianche - i fatti > > > > > > > > 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6

24. I testi non appartenenti alle Forze dell’Ordine.
Molti testi della difesa, tra i quali DE CRISTOFARO, FRATOJANNI, MANTOVANI, GIANNI, CENTO, DE PETRIS, BULGARELLI, CACCIA, DELLA SALA hanno riferito dell’estrema sorpresa dalla quale vennero colti al momento dell’attacco portato dai Carabinieri dapprima nello slargo di Corso Torino e poi contro il corteo fermo in Via Tolemaide qualche decina di metri a levante dell’incrocio.
Nei mesi e nei giorni precedenti le manifestazioni vi erano state ampie ed approfondite trattative con i rappresentanti istituzionali circa il contenuto ed anche i limiti delle manifestazioni.
Tutto era stato discusso e, si poteva ritenere, chiarito in modo costruttivo e senza sorprese.
DE CRISTOFARO, FRATOJANNI ed altri hanno messo in evidenza come la manifestazione non aveva avuto alcun atteggiamento offensivo che potesse giustificare la carica, non portava bastoni o armi improprie, non aveva compiuto danneggiamenti, nessuno aveva lanciato sassi od oggetti simili.
Nessuno tra i manifestanti si aspettava di subire una carica all’incrocio tra Corso Torino e Via Tolemaide e con quella violenza.
Tutti ritenevano che il corteo avrebbe potuto percorrere l’intero tratto autorizzato e raggiungere Piazza delle Americhe dove sarebbe stata intavolata una trattativa con i rappresentanti delle Forze dell’Ordine volta ad ottenere il compimento di una violazione simbolica della Zona Rossa.
Era infatti ai limiti della Zona Rossa che i manifestanti si aspettavano le cariche, si trattava di uno sviluppo sostanzialmente concordato: i manifestanti si sarebbero fermati ad un certo punto e sarebbero stati respinti in maniera tranquilla e gestita.
Gli scudi, i caschi, la gommapiuma e le altre protezioni servivano per far sì che nessuno si facesse particolarmente male come era successo altre volte.
La gestione dell’evento doveva essere molto tranquilla (DE CRISTOFARO).
La trattativa tra manifestanti e Forze dell’Ordine non poté neppure iniziare perché la manifestazione venne attaccata pesantemente, violentemente ed in maniera unilaterale dal contingente di Carabinieri in Via Tolemaide, in un tratto cioè nel quale il corteo era pienamente legittimo ed autorizzato.
VALERA, che si trovava alla testa del corteo, ha escluso che siano stati impartiti avvisi volti a fermare o a sciogliere il corteo.
La Consulenza Tecnica della difesa FA ha calcolato la distanza che intercorre tra Piazza delle Americhe, limite dell’autorizzazione del corteo e il punto nel quale questo venne fermato dalla carica: si tratta di 363 metri.
Come si è visto (paragrafo 21) MANTOVANI giunto sull’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino si avvide di un contingente di Polizia posto a circa duecento metri nel viale verso mare (Corso Torino) e, insieme ad alcuni colleghi tra cui gli onorevoli GIANNI e CENTO, si mosse per raggiungerlo allo scopo di parlare con il Funzionario che lo dirigeva, come normalmente accade durante le manifestazioni.
Improvvisamente un plotone di Carabinieri era sbucato da una via laterale sulla destra ed aveva iniziato a lanciare lacrimogeni anche ad altezza d’uomo, rendendo di fatto impossibile ogni tentativo del teste di intavolare una trattativa.
La carica non aveva alcuna motivazione, i manifestanti non avevano lanciato nulla contro i militari.
Le persone che stavano davanti al corteo si erano disperse, sulla strada erano rimasti a fronteggiarsi solo i militari ed i manifestanti dietro gli scudi.
I dirigenti del corteo con i megafoni chiesero a lungo ai loro di non reagire e di limitarsi alla semplice resistenza passiva.
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MANTOVANI rimase alla testa del corteo per alcuni minuti, poi dovette retrocedere perché non vedeva né respirava più bene e insieme al collega GIANNI, che non vede da un occhio, ritornarono dietro la testa del corteo dove c’era la calca di persone, non meno di 10.000.
L’arretramento sotto le cariche era reso difficile dalla folla e dalla presenza di auto posteggiate e del camion.
Ricordava persone schiacciate, altre con difficoltà a respirare causate dai lacrimogeni.
In questa fase MANTOVANI non vide episodi di resistenza attiva, cioè risposte violente contro le Forze dell’Ordine, ma solo una lunghissima resistenza passiva.
Anche l’onorevole Graziella MASCIA faceva parte del Gruppo di Contatto ed ha riconosciuto la situazione vista nello slargo di Corso Torino poco prima della carica nelle immagini del reperto 151_29_CO53 [98] (da 1.20.21 a 1.23.49).
Dopo la carica la teste ed altri colleghi tra i quali l’on. PISAPIA, avevano cercato rifugio in una strada laterale dove PISAPIA era stato intervistato da un’emittente televisiva.
Durante l’intervista vi era stata una nuova carica.
Le immagini mostrano (a 1:23:48) l’inizio dell’intervista effettuata in Via Casaregis e poi interrotta.
Nessuna delle persone del gruppo di contatto e di quelle che si trovavano sull’incrocio era munita di protezioni contro i lacrimogeni ed il lancio di questi, definito fittissimo, li mise in seria difficoltà costringendoli a fuggire e a rifugiarsi in parte all’interno del corteo (CACCIA).
I lacrimogeni dapprima passavano immediatamente sopra le teste dei manifestanti e si infrangevano contro la massicciata ferroviaria (DELLA SALA), poi vennero lanciati direttamente contro la testuggine, in alcuni casi sfondandola, si trattava di proiettili molto grossi (CHIESA).
All’interno della testuggine, ha ricordato DE CRISTOFARO, la situazione era allucinante: c’era una gran folla che insieme ai gas produceva un effetto di panico e di soffocamento, non si riusciva a respirare né a muoversi avanti o indietro.
Sulla destra la strada era fiancheggiata dal muro della ferrovia, sulla sinistra dai muri delle case, non vi erano vie di fuga.
Dopo il lancio di lacrimogeni ci fu la carica contro gli scudi di plexiglas che vennero attaccati con i manganelli ed abbattuti.
Non si trattava di una carica di alleggerimento, perché dopo aver abbattuto gli scudi i militari non si fermarono ma continuarono a picchiare i manifestanti cercando anche di arrestarli (FRATOJANNI).
Il teste GAGGIOTTI stava a fianco di un grande scudo laterale in plexiglas portato a mano da quattro persone e posto a circa dieci metri dalla testa del corteo.
L’arrivo dei primi lacrimogeni colse i manifestanti impreparati e li disorientò.
Un lacrimogeno cadde al centro della testuggine e venne immediatamente allontanato, poi lanci si intensificarono e ad un certo momento c’era solo fumo.
L’effetto dei lacrimogeni fu devastante soprattutto nei primi momenti, quando si verificò una situazione di panico generalizzata, c’erano anche persone che si strappavano la maschera antigas per vomitare.
Improvvisamente GAGGIOTTI udì molto forte il rumore dei manganelli che battevano contro gli scudi frontali, questi non resistettero a lungo e vennero abbandonati.
I manifestanti iniziarono a retrocedere, schiacciati e trasportati dalla folla.
Questi momenti sono stati riconosciuti da GAGGIOTTI in alcune fotografie e in due filmati, il reperto Video Difesa 06 ed il reperto Video Difesa GAGGIOTTI [99].
Nel primo filmato il teste ha riconosciuto la fase iniziale cioè il lancio dei primi lacrimogeni contro la testuggine (a 01.27).
Quando cominciarono a piovere i primi lacrimogeni nessuno intorno al teste lanciava sassi o altro contro i Carabinieri perché non c’era materiale da lanciare e perché i manifestanti non vedevano neppure chi stava lanciando i lacrimogeni.
Udivano gli spari, ricevevano i candelotti che rilanciavano verso la ferrovia, lontano dalla testuggine dove non avrebbero potuto dare loro fastidio.
Nel filmato girato da lui, GAGGIOTTI riconosceva (da 04.38 in avanti) il momento nel quale il corteo si era fermato, in sottofondo si sente il rumore dell’elicottero della Polizia che volava sopra i manifestanti sin dall’inizio e per tutta la sua discesa.
Nelle stesse immagini si vedono i fumi dei primi lacrimogeni.
GAGGIOTTI ricordava come non vi fosse alcuna notizia di contatti o incontri, accordi o disaccordi tra i Carabinieri ed il Gruppo di Contatto, questo era stato spazzato via dai lacrimogeni lasciando così il corteo privo di qualsiasi intermediario per cercare il dialogo con i militari.
I manifestanti non capivano cosa volessero fare i Carabinieri.
La situazione divenne insostenibile a causa dei gas e della carica contro gli scudi che vennero pertanto abbandonati.
A 7.04 e ss. si sente il martellare dei manganelli contro gli scudi di plexiglas.
Il teste ha ricordato come l’arretramento del corteo non fu ordinato ma costituì una vera fuga dettata dal panico e svolta in una strada molto stretta ed in salita.
Le persone non avevano possibilità di disperdersi, la pressione era enorme.
Il camion non poteva retrocedere per non schiacciare le persone dietro di sé.
In alcune di queste immagini, riprese da dentro la testuggine nel momento della carica dei Carabinieri, viene inquadrata la massicciata ferroviaria posta sopra il corteo, si può notare che sulla stessa non vi è nessuno, inoltre non si vedono lanci contro i Carabinieri né dalla ferrovia né dal corteo.
A 08.12 viene inquadrata la strada laterale nella quale il teste trovò finalmente rifugio, si tratta del cortile della METALFER.
Questo è un momento successivo alla carica, d’ora in avanti si vedono anche delle persone sopra la massicciata ferroviaria, che però non si notano lanciare nulla.
Fino a questo momento il teste non vide atti di reazione, alcuni cercavano di recuperare gli scudi, ma erano tentativi nulli data la situazione.
I manifestanti erano attenti, così come in altre manifestazioni, ad evitare che qualcuno di loro lanciasse oggetti contro i Carabinieri.
Dal camion provenivano continuamente inviti a riposizionarsi e a non rilanciare i lacrimogeni.
La veemenza della carica spingeva le persone delle prime file ad arretrare, ma dietro c’era la massa dei manifestanti, diverse migliaia di persone una gran parte dei quali non aveva compreso la situazione e continuava ad avanzare.
La presenza del grosso camion poco dietro la testa del corteo rendeva i movimenti dei manifestanti ancora più difficili, ma anche far arretrare questo veicolo era molto pericoloso.
Il teste ML ha ripreso questa fase nel proprio filmato [100] (da 07.15): il plotone, prima non visibile dal corteo, si era mosso verso di questo ed aveva chiuso Via Tolemaide (8.13).
La quantità di gas era “sostanziosa”, vi fu un “bombardamento continuo” al quale i manifestanti reagirono unicamente chiudendosi all’interno della testuggine, ormai completamente ferma.
Non vi fu alcuna reazione aggressiva, i ragazzi non ne avrebbero neppure avuto il tempo, tanto fu repentino l’attacco nei confronti di un corteo che fino a quel momento “proseguiva tranquillo un po’ bighellonando per la discesa”.
Nelle immagini (a 08.40) si vede un lacrimogeno lanciato a mano da un Carabiniere dentro alla testuggine e subito ributtato indietro.
Gli scoppi che si sentono sono stati spiegati dal teste come provocati dai ripetuti lanci di lacrimogeni.
La testa del corteo rimase dapprima compatta, anche se i manifestanti avevano problemi a respirare.
Si vede (08.51) un unico manifestante munito di casco e protezione di gommapiuma gialla che esce dalla testuggine per recuperare un lacrimogeno e tirarlo via.
A 09.31 si vede un altro ragazzo che arriva di fianco alla testuggine e lancia un sasso contro il contingente.
Immediatamente dopo si vede un manifestante che allontana in malo modo quello che ha lanciato il sasso, evidentemente perché il gesto non era stato apprezzato.
ML ha ricordato come fino a quando resse la testuggine la situazione era ancora sotto il controllo degli organizzatori del corteo anche se i lacrimogeni lanciati dentro la testuggine erano decine, di carattere particolarmente aggressivo ed avevano reso l’aria pressoché irrespirabile.
Non vi era tra i manifestanti una preparazione né fisica né psicologica per un tal tipo di situazione:
tra di loro serpeggiava lo sgomento, però nessuno reagiva se non proteggendosi.
A 10.09 si vede un manifestante, vestito con maglia bianca e con un fazzoletto scuro che stando di fianco al corteo sembra lanciare qualcosa contro i militari.
A10.17 si vede un militare che raccoglie da terra e lancia un sasso contro gli scudi frontali.
Quindi si sente il rumore dei manganelli battuti contro gli scudi, quando questi caddero si verificò una rotta totale, tutti compreso il teste scapparono all’indietro.
L’area era affollatissima, era complicato muoversi, si verificò il panico.
ML percepì la pressione della gente, considerato che quelli davanti arretravano ma quelli di dietro stavano fermi, la strada non era molto larga e le persone erano pertanto appiccicate l’una all’altra.
Egli veniva trascinato dalla calca, inciampò su di una moto a terra, cadde, si ferì e smarrì la maschera antigas e la batteria della telecamera.
Dovette di conseguenza interrompere la ripresa (a 12.36) che ricominciò solo più tardi grazie alla batteria prestatagli da un amico.
In questa fase ML non vide reazioni da parte dei manifestanti con lanci di sassi, la gente era spaventata, la densità dei gas elevata.
Il teste FUMAGALLI ha ricordato che i lacrimogeni si rompevano contro la massicciata ferroviaria, egli era stupito di questi avvenimenti perché sapeva che il corteo era autorizzato fino alla Piazza di Brignole.
I manifestanti non reagirono al lancio dei gas, si percepiva però la loro sorpresa e paura.
FUMAGALLI riprese [101] l’avanzata dei Carabinieri che seguì fino all’angolo di via Tolemaide.
In questo momento non vi erano lanci contro i militari, i manifestanti erano asserragliati dietro le barriere di plexiglas, sulla massicciata ferroviaria non c’era nessuno (02.41 dall’inizio del reperto).
Il teste ricordava di aver visto un militare sparare un lacrimogeno direttamente contro gli scudi di plexiglas, questa scena si vede anche nelle immagini girate dal teste (03.48): il fucile è quasi orizzontale.
Nel filmato si sente la voce dell’operatore che pronuncia la frase “stanno pestando … stanno pestando la gente” (04.18).
Gli scudi resistettero non più di un minuto, poi cedettero da un lato.
A quel punto i Carabinieri avanzarono e iniziarono a manganellare i ragazzi dietro gli scudi, FUMAGALLI osservava questa scena da una distanza di quindici, venti metri.
Un militare si accasciò vicino al teste non perché fosse stato colpito, ma perché aveva dei problemi causati dai gas (05.42).
Iniziarono i fermi e il teste vide una scena definita come “brutta”: un ragazzo con gli occhiali ed un casco veniva trattenuto da due Carabinieri mentre un terzo lo colpiva con il taglio dello scudo sulla parte del viso scoperta.
Il ragazzo cominciò a perdere sangue e venne portato via.
Un altro militare cercò di colpire FUMAGALLI con una manganellata, questi evitò il colpo e fuggì.
Il corteo era nel frattempo arretrato di circa cento metri rispetto a dove si trovava quando partirono i primi lacrimogeni.
LUDOVICI ha ripreso la carica contro il corteo stando dietro il contingente di Carabinieri, ebbe modo così di vedere e riprendere (24.38 del reperto girato dal teste e prodotto all’udienza del 3/4/2007) più di un militare in difficoltà a causa dei gas lacrimogeni, che anche il teste trovava particolarmente fastidiosi.
Dopo aver abbattuto gli scudi i militari iniziarono a fermare i manifestanti.
A 25.22 le immagini riprendono due Carabinieri che accompagnano un fermato vestito con una felpa blu, i tre percorrono Via Tolemaide in direzione ponente e passano accanto ad alcuni blindati.
Da uno di questi si affaccia un Carabiniere che urla ai colleghi “ammazzatelo!”, facendo seguire una bestemmia.
LUDOVICI non comprese il motivo di tale invettiva, ma rimase impressionato dalla violenza verbale usata dal militare.
Lorenzo VALERA, inviato di Radio Popolare, si trovava davanti al corteo al momento della carica, dapprima trovò rifugio in uno slargo laterale poi tornò indietro infilandosi nella prima strada laterale a destra del corteo.
Da qui poté sentire il rumore dei manganelli sugli scudi e nel giro di pochi secondi vide la testa del corteo lasciar cadere a terra gli scudi, quindi le persone arretrarono molto rapidamente.
Si sentiva gridare di tornare indietro, la gente scappava nelle vie di sfogo sotto i colpi dei manganelli, in questa prima fase non ci furono reazioni dei manifestanti ma solo una fuga scomposta, a dispetto di tutta l’organizzazione.
In questo momento il teste non era in grado di collegarsi, ma poco dopo riuscì a descrivere ciò che accadeva nelle vie laterali.
Numerosi altri testi (FRATOJANNI, GIORDANO, MANTOVANI, GIANNI, CACCIA) hanno raccontato il panico, la confusione, l’effetto della calca e come i manifestanti non riuscissero a decidere autonomamente la direzione da prendere, ma venissero trasportati dalla massa di persone che arretrava.
In questa situazione cadere o urtare contro un ostacolo fisso, come un’auto parcheggiata, costituiva un pericolo concreto e rilevante, le persone si sentivano in pericolo di vita.
I manifestanti cercavano di arretrare ma senza riuscirvi perché erano in gran numero e perché erano disorientati.
Alcuni allora credettero di trovare scampo nei cortili sul lato mare di via Tolemaide, percorrendo una stretta discesa dove però vennero raggiunti e tratti in arresto.
Il teste PF, escusso ai sensi dell’art. 197 bis c.p.p. all’udienza del 13/3/2007 fu una delle persone arrestate nel cortile della METALFER, la sua posizione venne in seguito archiviata.
PF, disegnatore di arredi arrivava da Parma con alcuni amici, era arrivato a Genova la sera di mercoledì 18, prendendo parte prima alla manifestazione dei MIGRANTES e poi al corteo del Carlini.
Ricordava quest’ultimo come un corteo molto tranquillo, allegro, avanzava lentamente fermandosi ogni tanto.
Il teste aveva una macchina fotografica per fare foto della manifestazione.
Arrivato in via Tolemaide il corteo si fermò, in quel momento PF si trovava a circa 150 metri dalla testa del corteo e vide il fumo di lacrimogeni.
Quindi la parte del corteo davanti a lui cominciò ad arretrare velocemente, urlando.
Il teste si accostò alla massicciata sul lato destro di Via Tolemaide, ripose la macchina fotografica nella custodia, venne più volte urtato violentemente, quasi travolto dalla gente che scappava.
Tentò anch’egli di arretrare ma era difficile perché dietro c’era moltissima gente, il corteo era molto fitto, non vide però persone armate, né lanci di sassi.
Dal camion arrivavano inviti a non reagire, a non usare bastoni né compiere atti di violenza.
PF rimase dapprima contro la massicciata, poi vide che si apriva un varco laterale, dove si dirigevano alcune persone, vi andò anche lui pensando che quella fosse una via di fuga.
Invece si trattava di un cortile che scendeva al magazzino di un ferramenta (la METALFER).
Il cortile era in discesa, fatto a forma di L e, come si accorse troppo tardi, non aveva alcuna via d’uscita.
PF vide alcune persone salire su delle scaffalature metalliche riuscendo così a superare i cancelli e a fuggire.
Una tale manovra non gli sembrava necessaria e pertanto tornò indietro accorgendosi che a terra vi era una persona ferita assistita da una ragazza.
Anche lui allora si fermò per dare un po’ d’acqua al malcapitato.
In quel momento alcuni Carabinieri scesero nel cortile, scalciarono qualcuno e poi afferrarono il teste e lo portarono via, un militare diceva al teste che lo aveva già visto alle manifestazioni di Napoli.
PF negava dicendo che a Napoli non era andato, ma il militare insisteva di averlo già visto da qualche altra parte, probabilmente a Ventimiglia, il teste negava ancora.
I Carabinieri portarono PF in via Tolemaide e lo fecero salire su di un blindato insieme ad altri tre arrestati, uno dei quali con il volto insanguinato.
Dopo poco salirono alcuni militari e li portarono in Questura, poi alla Fiera, infine al Comando Provinciale.
Durante questi trasferimenti i militari insultavano i ragazzi, sputavano loro addosso, li minacciavano di morte e li picchiavano con i manganelli e con dei calci.
A PF vennero prese la borraccia e la macchina fotografica, quest’ultima venne spaccata a terra, egli subì uno svenimento.
Nel verbale relativo al suo arresto il teste lesse che si sarebbe scagliato contro i Carabinieri con un bastone, avrebbe lanciato sassi e colluttato violentemente con loro.
Definiva non vere queste accuse, dalle quali era stato infine prosciolto.
Al teste venivano mostrate alcuni video e fotografie.
Nel filmato reperto 192.23 [102] (da 13.09 a 19.56) riconosceva il cortile dove aveva cercato rifugio (16.29).
Nelle immagini in fondo al cortile si vedono alcuni ragazzi muniti di protezioni che urlano “basta, fermi” in direzione dei militari che si trovano ancora su Via Tolemaide (16.49).
I Carabinieri si fermano, sembra che tra loro e questi ragazzi ci sia una trattativa, poi i militari scendono in gruppo nel cortile dove procedono ad alcuni arresti (17.30).
PF riconosceva se stesso: indossava una camicia scozzese azzurra, un paio di pantaloni verdi, portava un fazzoletto al collo, una borraccia rossa sulla destra e sulla sinistra una custodia per la macchina fotografica e gli obbiettivi, presentava capelli castano chiari con dei riccioli, non aveva protezioni di gommapiuma (a 17.46).
In questo momento PF stava tornando verso l’imboccatura del cortile e Via Tolemaide perché al fondo di esso non aveva trovato una via d’uscita.
A 17.10 vedeva a terra la persona ferita alla quale aveva dato un po’ d’acqua, accudito da un’infermiera.
Mentre il teste stava prendendo la borraccia erano arrivati i Carabinieri che lo avevano fermato (17.36).
In nessun momento si vede PF con un bastone in mano o avere colluttazioni con i militari.
A 17.45 il teste si riconosceva in mezzo a due militari [103], la spranga in mano al Carabiniere appartiene a quest’ultimo e non a PF.
Il militare che diceva di aver visto PF da qualche parte lo aveva anche colpito con lo scudo in testa, come si vede nel video (a 17.48).
Nelle immagini PF riconosceva anche un altro degli arrestati di nome GG, persona conosciuta in quell’occasione.
Nelle immagini del filmato reperto 192.14 [104] (da 2.06.11 a 2.10.03) PF riconosceva un ragazzo arrestato poco dopo di lui, tale SM che era ferito al naso e presentava del sangue sul volto, visibile anche nella foto reperto GXP6HS.jpg 70H.
PF aveva presentato denuncia per questi fatti ma non era mai stato interrogato.
Davanti ai Carabinieri che avanzavano battendo con i manganelli sugli scudi (08.06 reperto 192.2) anche FUMAGALLI aveva cercato rifugio nel cortile della METALFER, dove si trovarono intrappolati tra i quindici ed i venti ragazzi (09.12).
Al di là della cancellata c’erano due persone che lanciavano bottiglie di plastica e carta mentre i ragazzi dentro al cortile cercavano di farli smettere dicendo loro di non fare nulla.
I manifestanti non ebbero atteggiamenti aggressivi contro i Carabinieri ma questi scesero ugualmente in modo minaccioso per compiere dei fermi (09.32).
Un giovane ricevette in viso uno spruzzo di liquido urticante.
FUMAGALLI riuscì a scappare infilandosi fra due inferriate (09.41) e se ne andò non appena anche i Carabinieri si allontanarono.

24.1. I responsabili del corteo come FRATOJANNI e i membri del gruppo di contatto come gli onorevoli MASCIA, MANTOVANI, CENTO, GIORDANO tentarono più volte di mettersi in contatto con i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, con il Questore, il Ministro dell’Interno, i diversi funzionari di P.S. che conoscevano direttamente.
Nessuno di questi tentativi ebbe successo.
Circa mezz’ora prima della carica GIORDANO ricevette una telefonata del Ministro dell’Interno, SCAJOLA, che gli chiedeva chi fossero le persone vestite di nero che vedeva su monitor, ma delle quali il teste non aveva alcuna evidenza.
Al telefono il Ministro era stato totalmente rassicurante e nulla faceva presagire l’esistenza di tensioni.
Immediatamente dopo le cariche GIORDANO parlò per telefono o con il Questore o con il Capo della Polizia, l’interlocutore aveva un atteggiamento rassicurante che però non corrispondeva agli avvenimenti della piazza.
Da parte sua MANTOVANI si tenne in continuo contatto telefonico con l’on. BERTINOTTI che telefonava al Ministro degli Interni ed al Capo della Polizia senza riceverne tuttavia risposte soddisfacenti perché quelli sostenevano che tutto era sotto controllo.
L’impressione di MANTOVANI, di BERTINOTTI e di GIORDANO fu che i vertici politici del governo non avessero il polso della situazione reale e che le Autorità di P.S. fossero molto reticenti perché le cose che il teste vedeva sulla strada non corrispondevano alle rassicurazioni che loro davano.
Subito dopo la carica contro il corteo Raffaella BOLINI, componente della presidenza dell’ARCI, tentò invano di contattare il Vice Capo della Polizia ANDREASSI ed il suo portavoce SGALLA.
Tutti i suoi colleghi le riferirono come ad un certo punto le comunicazioni con tutti i referenti istituzionali si erano interrotte.
Ad un certo punto la prima carica si arrestò e vi fu una pausa, durante la quale si svolse una trattativa tra uno dei responsabili del corteo, Daniele FARINA Consigliere al Comune di Milano e portavoce del Centro Sociale Leoncavallo di Milano ed il funzionario di P.S. MONDELLI.
Nel filmato reperto Video Difesa R [105] il teste FARINA ha riconosciuto i luoghi, la situazione e se stesso con indosso una camicia azzurra.
Il teste ebbe modo di parlare con alcune persone ed anche con un funzionario in borghese che portava la fascia tricolore (si vedano le immagini a 08.54 del video prodotto il 4/5/2007).
In quel momento si faceva strada l’idea che la situazione potesse venire ricomposta e che il corteo potesse proseguire, perché il percorso fatto fino a quel punto ed un tratto di quello ancora da fare erano stati regolarmente autorizzati.
La carica invece era stata imprevedibile e FARINA disse al funzionario che la responsabilità di quanto accaduto era addebitabile a chi doveva gestire l’ordine pubblico.
Tutti si rendevano conto del pasticcio che era accaduto, però ora bisognava governare la situazione.
FARINA chiese di far ritirare i Carabinieri mentre i manifestanti avrebbero provato a ricomporre il corteo.
Il funzionario assentì e di fatto i militari arretrarono.
La situazione tra i manifestanti era più delicata per la presenza di feriti, ciononostante riuscirono a ricomporre ordinatamente un pezzo della testa del corteo che riprese a scendere lungo Via Tolemaide.
FARINA non si accorse che nelle vie adiacenti erano in corso degli scontri.
Solo una volta raggiunto Corso Torino si avvide della presenza di un blindato fermo e sotto attacco da parte di persone che non conosceva e che lo colpivano con corpi contundenti.
Durante la breve pausa anche il teste CACCIA si era convinto che la carica fosse stata causata da un equivoco e che la manifestazione potesse riprendere il suo corso [106].
Per questo chiese più volte per telefono alla collega ZANELLA, che si trovava nella zona di Brignole, di concordare con i Dirigenti di Polizia l’arretramento del contingente di Carabinieri da Via Tolemaide.
Però la ZANELLA non riusciva a parlare con nessuno e pochi minuti dopo ricominciarono le cariche.
CENTO ha riconosciuto questa fase nelle immagini del video RAVERA: FARINA mentre parla con il Funzionario di Polizia, Beppe CACCIA con la barba, CARUSO con il megafono.
La situazione sembrava abbastanza tranquilla, si pensava che la manifestazione potesse riprendere il suo percorso fino al termine.
Invece si verificò inaspettata una seconda carica e CENTO dovette indietreggiare verso il Carlini consigliando tutti di fare altrettanto.
DE CRISTOFARO continuò a partecipare alla manifestazione fino a quando verso le 17.30 o le 18 i responsabili del corteo decisero di fare ritorno al Carlini.
Dopo la prima carica il teste si era tenuto lontano dalla testa dove continuavano gli scontri e ricevette numerose telefonate da parte di parenti dei manifestanti di Napoli che si informavano sulla situazione.
Non ricordava scontri sui lati del corteo ma la situazione era confusa e difficile, molti stavano male, i telefoni squillavano.
I manifestanti ritenevano ingiustificata la carica, avevano perciò la forte determinazione di ricompattare il corteo e proseguire fino a dove la manifestazione era stata autorizzata perché ritenevano l’Italia un Paese democratico ed il loro un diritto civile inalienabile.
Per circa tre ore provarono a rivendicare questo diritto, il corteo non si era disperso, aveva ancora una propria consistenza fisica.
Poi, visto che non c’era alcun margine di trattativa e che le Forze dell’Ordine continuavano a caricare in maniera forte e violenta, i manifestanti ne presero atto e decisero di ritornare indietro.
A seguito delle cariche diversi manifestanti si dispersero nelle vie laterali e, passando da Via Casaregis, raggiunsero Via D’Invrea e Piazza Alimonda (paragrafo 29).
MANTOVANI indietreggiò in una strada laterale comunicando a BERTINOTTI che fino a quel momento la situazione era sotto controllo, ma che d’ora in avanti poteva accadere di tutto perché vi erano plotoni di Carabinieri muniti di veicoli che cercavano di raggiungere il fianco del corteo mentre questo arretrava e non era preparato né organizzato per resistere ad un qualsiasi attacco.
Solo a questo punto vi fu una reazione non controllata né controllabile, il teste vide decine di persone improvvisare barricate e rispondere ai reiterati e continui attacchi laterali.

24.2. Come si è visto numerosi medici ed infermieri partecipavano come volontari del GSF al corteo delle Tute Bianche per fornire la necessaria assistenza sanitaria.
Questi anno deposto come testi ricordando gli esiti avuti sui manifestanti dai lacrimogeni e dalle successive cariche.
MC, medico, ha ricordato come i medici del GSF non erano attrezzati per grosse emergenze, i più ritenevano che sarebbero stati sufficienti dei cerottini per suturare piccole ferite, che in seguito invece si erano rivelati del tutto inadeguati alle reali esigenze incontrate.
Quando il corteo si fermò il teste si trovava a circa 15/20 metri dalla testa e non vide la carica.
Sentì però una serie di urla e in breve l’aria si saturò di gas, le persone vennero colte dal panico e cercarono di tornare indietro, creando un concreto pericolo di schiacciamento, data la densità della folla.
MC si portò all’incrocio tra Corso Gastaldi e Via Montevideo ed iniziò subito a prestare soccorso aiutando diversi che avevano difficoltà a respirare e raccomandando loro di recarsi al Pronto Soccorso.
Nonostante volesse farlo il teste non poté registrare alcun intervento e neppure a tenere i conti di ciò che facevano lui ed i colleghi: era una situazione di emergenza continua.
Nella prima fase prestarono soccorso a dieci o venti persone con problemi respiratori ma non feriti.
In seguito invece iniziarono le persone che presentavano ferite sulla testa, due avevano ricevuto un lacrimogeno in faccia uno di questi aveva il naso rotto, tutti erano in stato di shock.
MC ricordava un giovane con un taglio ad una gamba, procuratosi mentre scappava, questi venne caricato su di uno scudo usato come barella e accompagnato all’ambulanza [107].
All’interno di un portone c’era un ragazzo ferito alle gambe e con una caviglia slogata.
I medici del GSF non riuscirono a stilare i referti e per questo decisero di raccogliere le proprie esperienze nel libro “Obbligo di referto” [108].
Non fu possibile quantificare esattamente le persone assistite, il teste ne assistette tra le trenta e le cinquanta, in totale su strada vennero curate in quei due giorni circa cinquecento persone.
Molti feriti non volevano recarsi al Pronto Soccorso per paura di essere fermati, i medici non ne capivano la ragione fino a quando non seppero dei fatti di Bolzaneto.
La stima finale fu che durante i giorni del G8 dovettero ricorrere alle cure di un medico circa milleduecento persone.
La volontaria EF ricordava circa trenta o quaranta casi di dermatiti da lacrimogeni e numerose ferite traumatiche simili a lacerazioni, nonché ematomi, si trattava in tutti i casi di persone ferite alla testa.
La teste ricordava un giovane straniero con ferita alla testa in via Caffa, un secondo in Corso Gastaldi che sanguinava molto dalla testa e dal naso in C. Gastaldi e non voleva neppure farsi soccorrere, un terzo ragazzo con un taglio alla testa nei pressi della Casa dello Studente.
Si trattava di tagli netti non di ferite lacero contuse.
Più tardi in Via Montevideo vide un ragazzo con una crisi asmatica molto forte provocata dai lacrimogeni, ne ricordava un altro che aveva perduto conoscenza perché era stato colpito al viso da un lacrimogeno e veniva portato su di uno scudo.
DS, medico, ricordava numerosi manifestanti affetti da patologie causate dai lacrimogeni: irritazioni agli occhi, nausea, crisi asmatiche, un ragazzo in particolare presentava seri problemi respiratori e venne soccorso all’interno di un palazzo di via Caffa.
Aveva visto circa dieci ragazzi che presentavano problemi di tipo cutaneo derivanti ancora dai lacrimogeni, due avevano ustioni alle braccia.
Vi erano poi altri quindici o venti manifestanti che presentavano ferite al capo, contusioni agli arti superiori e sul tronco.
Le ferite al capo erano di tipo particolare, anche consultandosi con altri colleghi e ripensandoci dopo anni di esperienza chirurgica DS riteneva di non aver mai più visto ferite di questo genere.
Si trattava di ferite strane per essere dovute a semplici manganellate, erano molto nette, estese, profonde, non si vedeva l’aspetto contusivo irregolare della ferita.
Sembravano quasi delle rasoiate, o comunque essere state inferte da superfici molto dure.
Il teste aveva ipotizzato che fossero dovute ad un nuovo tipo di manganelli del cui impiego si sentiva allora parlare.
Sul tronco dei manifestanti vi erano invece segni provocati da corpi contundenti, una ragazza aveva il segno del calcio di un fucile o di una scarpa.
Un paio erano stati colpiti alla testa da lacrimogeni e un paio da pietre.
Anche MDL, medico, ha ricordato di aver visto manifestanti con ferite alla testa abbastanza nette, con i margini regolari.
Il primo in queste condizioni era spagnolo e disse di essere stato manganellato.
L’ambulanza posta all’incrocio tra Corso Gastaldi e Via Montevideo veniva usata come sala medicazione.
La teste ricordava quattro o cinque persone che presnetavano ferite importanti, uno aveva una ferita testicolare procuratasi nel tentativo di scavalcare un cancello per fuggire, uno molto giovane aveva ferite alla testa ed alla mascella, vi erano altri con ferite al viso faccia o alla testa.
L’attività prevalente dei medici fu quella di suturare le ferite, ricordava una quindicina di persone bisognose di punti di sutura.
Vennero constatati anche altri traumi minori agli arti, al dorso, contusioni da difesa agli avambracci.
Le ferite più serie erano quelle provocate dai colpi di manganello.
Ricordava anche numerose crisi respiratorie, una delle quali abbastanza severa, provocate dai gas lacrimogeni, vide lacrimazioni intense, crisi simil-asmatiche.
Lei stessa sviluppò una dermatite alle parti esposte che le durò fino a settembre.
Il materiale sanitario finì prima delle 16 e rimasero così senza garze, guanti, acqua ossigenata.
MS, anch’ella sanitario volontario del GSF, dopo la prima carica si portò vicino all’ambulanza in Via Montevideo e cominciò a dare soccorso ai feriti.
Vide arrivare persone che presentavano tagli al mento ed in testa, escoriazioni alle gambe, altri che non riuscivano a respirare.
C’era un via vai continuo di persone bisognose di aiuto e grande agitazione.
Una volta trovata una nuova batteria ML riprese [109] alcuni manifestanti feriti, in particolare un proprio amico svizzero che nel tentativo di fuggire scavalcando il cancello di un cortile per fuggire si era tagliato lo scroto ed era stato poi medicato.
C’erano decine di feriti e a volte gli scudi venivano usati come barelle, nelle immagini (15.24) si vede il giovane ferito che venne medicato dal teste MC.

24.3. Prima di passare oltre deve essere ancora messo in evidenza lo stato della parte interna del sottopasso ferroviario tra Corso Torino e Corso Sardegna.
Dopo essere scappato verso Brignole per sottrarsi all’avanzata dei Carabinieri nello slargo di Corso Torino, FRANCESCHINI ed altri operatori ritornarono lentamente verso quel sottopasso ferroviario, dal quale continuava a girare riprendendo tra l’altro l’incendio del blindato dei Carabinieri [110].
FRANCESCHINI intendeva usare all’occorrenza il tunnel come via di fuga.
Egli ha descritto la situazione all’interno del tunnel: c’erano delle specie di barriere di legno, pezzi di bancali, assi in legno che chiudevano parzialmente l’uscita.
Ciononostante il teste era riuscito agevolmente ad attraversare il sottopasso un paio di volte evitando le barriere, così come fecero anche altre persone alcune delle quali in moto (06.10).
Dentro il tunnel FRANCESCHINI ricordava di aver superato agevolmente delle travi poste ad altezza piuttosto bassa, c’era un passaggio.
Ad un certo punto il fumo dei lacrimogeni invase il tunnel rendendo difficile la permanenza al suo interno.
In seguito l’aria migliorò e il teste poté rientrare nel tunnel, attraversandolo alcune volte insieme ad altri.
Nelle immagini (a 08.05) si vedono le barriere all’interno del tunnel si tratta di poche travi di legno che vengono “saltate” da un manifestante.
Si è già rilevato (paragrafo 22) come le immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA (reperto 57A clip 85 tra le ore 14.43 e le ore 14.53) mostrano l’interno del tunnel sotto la ferrovia diviso in tre fornici: quello a ponente e quello centrale presentano delle barricate che però non ostruiscono completamente la visuale, il fornice a levante invece appare completamente libero da cose e percorso da diverse persone.
Il fornice a levante si vede sgombro da cose e percorso da persone anche nelle immagini del reperto 192.17 inserite nella C.T. della difesa FA dalle 14.47.07 (analoghe immagini si vedranno alle successive ore 15.16.05).

25. Le immagini relative alla carica sul corteo delle Tute Bianche.
Numerosi filmati sono già stati esaminati perché mostrati durante l’escussione dei testi, tra i quali alcuni degli operatori.
Restano da esaminare i reperti ai quali ha fatto riferimento il teste ZAMPESE e quelli contenuti nella ricostruzione fornita dal C.T. della difesa FA che ha corredato le immagini con l’individuazione dell’orario preciso.
Relativamente a questi episodi il teste ZAMPESE ha messo in evidenza le seguenti immagini:
- la foto reperto 70H OGG S93JS [111] che rappresenta la fase di arretramento della testuggine, tra i soggetti in primo piano è stato identificato James Matthew con lo scudo che si vedrà anche nella fase dell’attacco al DEFENDER dei Carabinieri in Piazza Alimonda;
- sull’arretramento del corteo delle Tute Bianche il filmato reperto 192.2B TPO [112] che mostra il contingente di Carabinieri mentre risale via Tolemaide battendo sugli scudi, a sinistra all’altezza della scritta 9TD si può notare l’insegna del distributore ERG all’altezza di Via Casaregis.
A 00.14 si vedono alcuni dimostranti porre una Peugeot bianca di traverso su Via Tolemaide, il secondo da sinistra indossa un casco integrale, una felpa grigia, dei jeans ed è identificabile in DAAF.
ZAMPESE ha riferito queste immagini alle 15.05 circa, un momento cioè successivo alla carica dei Carabinieri sul corteo, durante l’arretramento dei manifestanti e prima dell’assalto al blindato in Corso Torino che si verifica alle 15.29.
Per le immagini di questo reperto manca però un riferimento preciso all’orario della telecamera del traffico.
I frame da 009 a 0014 del medesimo reperto 192.02 TPO [113] mostrano l’auto ed i manifestanti che l’hanno spostata, DAAF si riconosce per i seguenti particolari: il casco integrale, la felpa grigia ed il marsupio scuro legato in vita, l’auto risulterà targata GE B23546 ed intestata ad un cittadino straniero residente in Via Tolemaide 56;
- la foto reperto 70H CD 27 OGG S50NS [114] mostra DAAF vicino alla portiera del guidatore, porta il casco integrale nero calzato, la maschera antigas blu, la giacca grigia di una tuta che mostra una specie di cornice all’altezza delle spalle, in questo caso la maglietta rosa non è indossata ma portata sulle spalle.

26. Le immagini della C.T. della difesa FA.
Il reperto 192.09 (quadrante in alto a destra della C.T. della difesa da 14.55.20 a 15.14.22 con alcune interruzioni) mostra dapprima lo schieramento dei Carabinieri sull’angolo di Via Tolemaide di fronte al corteo.
Alle ore 14.55.29 si vede immediatamente dietro la prima fila dei militari il funzionario di Polizia, riconoscibile per il casco blu, la giacca scura e la fascia tricolore che con il manganello indica verso sinistra il sottopasso ferroviario, che doveva rappresentare la direzione di marcia del contingente, quindi si muove verso di esso.
A 14.55.33 si nota un fumogeno che proviene dalla strada ed arriva verso i militari, poi (14.55.51) un oggetto volare al centro dello schermo, quindi si vede del fumo nella zona del corteo e a 14.55.56 si sentono degli scoppi corrispondenti ad altrettanti lanci di lacrimogeni.
Sulla sinistra si nota un sasso lanciato dal luogo dove ci sono i militari contro il muro della ferrovia e in direzione del corteo (14.56.32), quindi inizia l’avanzata e la carica (14.56.35): i militari raggiungono gli scudi e cominciano a battere contro di loro con i manganelli (14.56.56).
Sopra la massicciata non c’è nessuno (14.57.11).
Gli scudi vengono abbattuti (14.57.39) e i militari fanno irruzione oltre le barriere, colpendo i manifestanti con i manganelli.
A 14.58.33 e a 15.00.55 vengono inquadrati due militari che accusano malesseri dovuti ai gas e che vengono soccorsi.
A 15.01.15 l’arresto di un manifestante con la barba, la pettorina gialla ed il viso insanguinato, viene accompagnato e fatto salire su di un blindato.
A 15.01.41 si vede un militare inginocchiato [115], appoggiato alla sua destra si nota il manganello TONFA con la tipica impugnatura a “T”.
Poco dopo (15.01.58) tre Carabinieri accompagnano una persona con una pettorina celeste, il militare sulla destra impugna nella mano sinistra un manganello che sembra diverso dal TONFA d’ordinanza, il fermato viene poi ammanettato.
Da 15.03.09 a 15.03.30 si vedono i militari in Via Tolemaide insieme a diversi fotografi, quindi si può apprezzare la distanza che separa il contingente dal corteo che è arretrato.
Si tratta di uno spazio di alcune decine di metri.
Sopra la massicciata ferroviaria in corrispondenza dei militari e dello spazio vuoto davanti a loro non c’è nessuno.
Si vedono le prime persone sopra la massicciata a 15.03.38, si trovano sopra il corteo.
In questo momento non si vedono lanci né da parte del corteo né da sopra la massicciata, non vi è contrapposizione attiva tra i due schieramenti, a terra qualche metro davanti ai manifestanti si vede un lacrimogeno che manda fumo.
A 15.04.04 il contingente di Carabinieri si schiera perpendicolarmente a Via Tolemaide all’altezza del passaggio pedonale posto all’incrocio con Via Casaregis e poco dopo (15.04.13) comincia nuovamente il lancio di lacrimogeni quasi parallelo al terreno.
A 15.04.22 si vedono alcuni militari alzare gli scudi per difendersi da lanci di oggetti, quindi a 15.04.28 il contingente comincia ad avanzare battendo con i manganelli contro gli scudi.
I Carabinieri percorrono alcune decine di metri in direzione del corteo, i manifestanti si vedono muniti unicamente di scudi individuali.
Il contingente si ferma dapprima a circa venti metri dal corteo (15.05.14), poi riprende ad avanzare, si sente l’esplosione di un lacrimogeno (15.05.48).
A 15.06.24 sulla destra di Via Tolemaide nella direzione tenuta dai militari si vede il cortile della METALFER, nella discesa vi è un Carabiniere che spruzza lacrimogeno spray contro un manifestante a terra.
Dapprima i militari rimangono su Via Tolemaide, poi (15.07.10) uno di loro scende lentamente parlando con un manifestante che si trova in fondo al cortile.
Altri Carabinieri seguono il primo e compiono alcuni fermi (15.07.29).
Seduto in fondo al cortile si vede un manifestante ferito alla testa e medicato (15.08.00), si tratta della persona ferita alla quale ha fatto riferimento il teste PF.
Carabinieri e manifestanti si fronteggiano su Via Tolemaide (15.09.43), apparentemente senza scontro diretto.
A 15.10.01 si nota l’ambulanza del corteo ferma in mezzo alla strada, essa presenta i vetri rotti ed il cofano aperto (il parabrezza completamente sfondato si nota meglio a 15.13.20 nel reperto 4.034, quadrante in alto a sinistra).
Il contingente è fermo all’altezza di un passaggio pedonale, alcuni manifestanti vengono avanti con le braccia larghe chiedendo tregua (15.10.40).
Vi sono alcuni lanci, soprattutto da una strada adiacente (Via Caffa), diversi manifestanti invitano ripetutamente i compagni a smetterla.
Un manifestante con casco e felpa bianchi si trova in mezzo a Via Tolemaide all’altezza del passaggio pedonale, è munito di una scopa e spazza la strada dai detriti a poca distanza dai Carabinieri [116].
Anch’egli invita i compagni a non lanciare nulla (15.11.43).
A 15.13.10 si vede il teste CACCIA, con la barba e gli occhiali mentre sta telefonando.
A 15.14.10 viene inquadrato MONDELLI che sta facendo arretrare il contingente, mentre anche FARINA, riconoscibile per la camicia azzurra e gli occhiali, con larghi gesti invita entrambe le parti a calmare la situazione.
Il reperto 192.17 (quadrante in basso a sinistra da 14.55.14 a 14.59.25 con alcune interruzioni) corrisponde al reperto girato dal teste ML (su cui sopra par. 25).
Al solo fine di contestualizzare le immagini con l’orario della telecamera SAVONAROLA si ricorda:
- il manifestante munito di casco, fazzoletto rosso e protezione di gommapiuma gialla che esce dalla testuggine per lanciare via un lacrimogeno (14.55.42),
- il giovane con la felpa scura che arriva da sinistra di fianco alla testuggine e lancia un sasso contro il contingente (14.56.22) e viene allontanato immediatamente ed in malo modo dal primo manifestante,
- il manifestante, vestito con maglia bianca e con un fazzoletto scuro che stando di fianco al corteo sembra lanciare qualcosa contro i militari (14.57.02),
- il Carabiniere che raccoglie da terra e lancia un sasso contro gli scudi frontali (14.57.10),
- la calca e la confusione all’interno del corteo dopo la carica (14.58.26).
Il quadrante in alto a sinistra comprende immagini tratte dai reperti: 192.14, 1.085, 4.049 e 4.034 (da 14.56.15 a 15.14.05) ai quali si farà riferimento partitamente a seconda dell’immagine commentata.
Si vede la contrapposizione tra lo schieramento dei Carabinieri ed il corteo in Via Tolemaide, quindi il lancio dei lacrimogeni anche a mano (14.56.33), la carica, lo sfondamento degli scudi (14.57.33), il contingente che raggiunge l’incrocio con Via Casaregis (14.58.25 reperto 192.14).
Vengono poi (reperto 1.085) mostrati gli scudi collettivi abbattuti: i loro sostegni appaiono ancora montati e fissi.
Alle 14.59.30 (reperto 192.14) i militari hanno raggiunto l’incrocio tra Via Tolemaide e Via Casaregis, lanciano dei lacrimogeni in direzione mare, alle loro spalle si vede il funzionario di Polizia MONDELLI (14.59.48).
Alle 15.00.26 i Carabinieri traggono in arresto un manifestante che si trova a terra.
Questi viene accompagnato verso i blindati, il militare alla sua sinistra indossa un casco sul quale si vedono le scritte “V” e “Nightmare” (15.00.33, lo stesso militare viene ripreso a 15.00.41 nel reperto 4.049 montato di seguito nel medesimo quadrante).
A 15.01.15 (reperto 4.049) si vede l’arresto di un manifestante con la barba, il viso insanguinato e la pettorina gialla.
I manifestanti sono arretrati vicino al camion (15.01.20 reperto 192.14) si vede qualche lancio reciproco tra i due schieramenti.
A 15.03.52 si può apprezzare l’imponente folla dei manifestanti che dall’altezza del camion riempie tutta la visuale verso levante.
A 15.03.55 il contingente ed il corteo si trovano in Via Tolemaide fermi e separati da alcune decine di metri, a terra davanti al corteo vi è un lacrimogeno che fuma, non sono in corso lanci di alcun genere, poi (15.04.33) i militari riprendono ad avanzare, battendo sugli scudi con i manganelli.
L’avanzata si interrompe momentaneamente per alcuni secondi poi riprende (15.06.14), si vede il lancio di un lacrimogeno a mano.
A 15.06.22 si può notare l’ambulanza dei manifestanti ferma in mezzo a Via Tolemaide e ancora con i vetri intatti.
I militari stringono un manifestante contro il muro della ferrovia (15.06.30).
Questi indossa protezioni di gommapiuma celesti e gialla, viene trascinato in mezzo alla strada, percosso ed arrestato (reperti 4.049 e 192.14 da 15.06.45 in poi).
I Carabinieri si avvicinano all’ambulanza, ormai abbandonata a se stessa dal corteo, la attorniano, cominciano a battere con i manganelli contro i vetri e la carrozzeria, la danneggiano pesantemente, sfondandone i vetri, ammaccandone la carrozzeria (15.08.10 reperto 192.14).
Subito dopo davanti all’ambulanza si vedono alcuni militari attorniare un giovane, probabilmente estratto dal veicolo, che si trova a terra, presenta il volto insanguinato e viene tratto in arresto (15.08.32 reperto 4.049), questi viene accompagnato verso i blindati (15.09.48 reperto 4.034), uno dei militari che lo accompagna ha sopra il casco le scritte “V” e “Nightmare”.
Quindi la contrapposizione rallenta fino ad una breve tregue (15.12.53 reperto 192.14).
A 15.13.20 (reperto 4.034) si nota l’ambulanza del corteo ferma in mezzo alla strada con il parabrezza completamente sfondato ed il cofano aperto.
Alcuni, tra i quali Daniele FARINA, cercano di riportare la calma.
Il reperto 41 (quadrante in basso a destra da 14.55.44 a 14.59.50 con alcune interruzioni) mostra dall’alto le diverse fasi della prima carica al corteo: il fronteggiamento accompagnato dal lancio di lacrimogeni (14.55.52), un militare a piedi che si porta davanti agli scudi e lancia oltre gli stessi un lacrimogeno a mano (14.56.30), pochi secondi dopo vi è l’avanzata del contingente che abbatte gli scudi (14.57.26).
A 14.59.30 il contingente raggiunge l’incrocio con Via Casaregis e una parte di militari vi si inoltra.
Nello stesso quadrante in basso a destra sono contenute immagini tratte:
- dal reperto 4.049 (da 15.00.07 a 15.02.00) che mostrano l’arresto di due manifestanti con il volto insanguinato e poi l’arretramento dei Carabinieri in Via Tolemaide (da 15.15.00 a 15.15.13),
- dal reperto 164.251 (da 15.06.13 a 15.06.56) che mostra Via Tolemaide dalla parte dei manifestanti con il camion, dal quale vengono diramati appelli alla calma.
Nel montaggio effettuato nella C.T. della difesa si sentono le comunicazione della Sala Radio della
Questura che
- alle ore 14.55.16 ordina a Gamma 19, il Dr. PAGLIAZZO BONANNO, di portarsi con tutti gli uomini a Marassi e
- alle ore 14.56.35 si sente in sottofondo qualcuno della S.O. della Questura che dice “noo … hanno caricato le Tute Bianche, porco Giuda! Loro dovevano andare a Piazza Giusti non verso Via Tolemaide … hanno caricato le Tute Bianche che dovevano arrivare a Piazza Verdi”.

27. A proposito della fase concernente l’attacco al corteo delle Tute Bianche il Consulente Tecnico della Difesa FA Arch. BACHSCHMIDT ha fornito elementi di fatto relativi ad alcune parti della deposizione del teste Antonio BRUNO.
Questi ha dichiarato che nel momento in cui il contingente si posizionò su Via Tolemaide davanti al corteo egli non fu in grado di chiedere istruzioni a MONDELLI perché il funzionario non si trovava vicino a lui e, data la situazione, non poteva permettersi di cercarlo.
Il C.T. metteva in evidenza che invece alle ore 14.55.28 (reperto I 02038, corrispondente al reperto 192.9 già esaminato) si vede chiaramente che il Dr. MONDELLI si trova immediatamente dietro la prima linea dei Carabinieri e indica con il proprio manganello la direzione del sottopasso ferroviario, quindi MONDELLI si trovava nelle vicinanze di BRUNO.
BRUNO ha sostenuto di non aver avuto la possibilità non solo di cercare MONDELLI ma neppure di avvisare il corteo di sciogliersi.
Il C.T. ha messo in evidenza le immagini del reperto I048 (192.17 di cui sopra) alle ore 14.55.30 che mostrano la parte terminale di Via Tolemaide, il contingente di Carabinieri schierato sull’incrocio ed i manifestanti dietro gli scudi di plexiglas.
Lo spazio tra i militari ed il corteo, come si vede anche nel reperto 41, è di alcuni metri, senza nessuno in mezzo e senza che si veda alcun lancio contro i militari.
Alle 14.56.32 vi è il lancio di un lacrimogeno a mano dentro la testuggine, da questo momento inizia la carica dei Carabinieri che impatta sulla testuggine alle 14.57 circa.
BRUNO ha affermato (pag. 29 udienza 23/11/2004) che i manifestanti del corteo: “sotto gli scudi avevano … questi personaggi avevano anche ricordo dei … dei bastoni o delle spranghe… io vedevo de … degli scudi, delle barriere in plexiglas, ma dietro c’erano delle persone” e più avanti (pag. 31) “c’è stato questo contatto … contatto fisico … si è concretizzato con delle persone che hanno … comunque hanno … hanno reagito, cioè nel senso … l’azione era molto concisa, bastonate, tentativo di strappare maschere e comunque parti dell’equipaggiamento e via dicendo”.
Il C.T. ha messo in evidenza come non siano stati trovati riscontri alle affermazioni del teste relative al possesso di armi improprie da parte dei manifestanti immediatamente prima e immediatamente dopo la carica.
Inoltre né in questo momento né in quelli successivi, cioè prima, durante e dopo lo sfondamento della testuggine, vi sono manifestanti che reagiscano prendendo a bastonate i militari, semplicemente perché nessuno tra loro ha dei bastoni.
Allo sfondamento i manifestanti arretrano in modo precipitoso, alcuni vengono fermati a terra, percossi, quindi arrestati.
Le foto relative ai momenti successivi allo sfondamento della testuggine non mostrano alcun manifestante armato.


Reperto difesa 20 luglio_26 [117]

Nello stesso senso si vedano anche le foto reperti F_07-20luglio_24/27/28 e 30.JPG di cui al paragrafo 23, nonché le immagini del reperto filmato I048 (192.17) riportate nella C.T. FA che alle ore 14.56.13 riprende l’interno della testuggine sottoposta all’attacco da parte dei Carabinieri: in queste immagini non si vede alcun manifestante armato.
Vi sono, al contrario, oltre ottanta immagini, video e foto, che ritraggono i Carabinieri della Compagnia Alfa del Battaglione Lombardia armati di manganelli non regolamentari (pezzi di legno o di ferro avvolti nel nastro adesivo), sia mentre si trovano in Via d’Invrea sia durante la carica al corteo delle Tute Bianche.
Questi manganelli si vedono sia nelle mani dei militari sia riposti, infilati negli stivali.
Esaminando oltre 11.000 foto il C.T. della difesa non ha trovato nessuna immagine di altro contingente di Carabinieri o di Agenti di Polizia che fosse munito di manganelli fuori ordinanza, le immagini di armi non regolamentari si riferiscono pertanto solo alla Compagnia Alfa del Battaglione Lombardia.
Non è stato possibile individuare il numero esatto di militari muniti di manganelli fuori d’ordinanza, però dalle immagini si vede che non sono pochi quelli in possesso del doppio manganello, cioè il TONFA e quello irregolare.
I manganelli fuori d’ordinanza individuati nelle immagini appaiono essere di tipologie diverse.
Alcuni erano simili a quelli della Polizia, muniti cioè di sezione più larga, quindi più robusti e con impugnatura molto più grossa del TONFA.
Altri erano invece di materiale metallico, a sezione chiara, nastrati cioè fasciati con nastro nero.
Altri ancora paiono essere dei tubi cilindrici.
La molteplicità di tipologie ha portato il C.T. a concludere che fossero molti i militari dotati di due manganelli, il TONFA ed uno fuori ordinanza.
Il C.T. mostrava in proposito alcune foto tratte dal reperto 103 e ritraenti militari del Battaglione Lombardia il giorno 20/7/2001 dalle ore 13/13.30, durante lo spostamento da Corso Buenos Aires verso Piazza Tommaseo, movimento visibile anche nelle immagini della telecamera del traffico SAVONAROLA.



R_103 A-DSC00018.JPG


manganello non regolamentare


R_103 A-DSC00022.JPG

In questa foto si vede il funzionario di Polizia con i jeans chiari, la giacca scura e il casco blu.


R_103 A-DSC00023.JPG


manganello non regolamentare - CC


Nella foto 23 si vedono 3 militari muniti di attrezzi diversi dal TONFA, due tenuti in mano, il terzo lo tiene nel parastinchi.
La foto reperto D-OMG81_0e ritrae l’arresto di PF, al centro si vede che il manganello di un Carabiniere non è un TONFA d’ordinanza, ma ha la sezione chiara ed appare fasciato.



R_088 D-OMG81_0e.JPG


fermo Fornaciari
manganello non regolamentare - CC


Il militare ritratto nella foto reperto R_088C-OLYMPIA 114 ha in mano un manganello diverso dal TONFA, come si comprende esaminandone l’impugnatura che è munita di una piccola cinghia, che non si trova sul TONFA.



R_088 C-OLYMPIA114.jpg


manganello non regolamentare, alla rovescia - CC, Tolemaide


La foto reperto R_70 H 27-0GGS95MS mostra i Carabinieri che caricano gli scudi del corteo.
Uno dei militari alza un manganello a sezione molto netta che può essere un bastone in metallo fasciato nel nastro adesivo.



R_070 H 27-0GGS95MS.JPG



manganello non regolamentare - CC, Tolemaide


La foto reperto F_07-20luglio_53 mostra i militari a contatto con l’ambulanza del corteo.



F_07-20luglio_53.JPG



manganello non regolamentare - CC, Tolemaide


In altre immagini si vedono più militari armati in modo non regolamentare: nella foto reperto F_13-genova163 se ne vedono quattro.



F_13-genova163.jpg


fermo salvagente
manganello non regolamentare - CC


Il filmato reperto 4.049 montato nella C.T. alle ore 15.06.26 mostra alcuni Carabinieri che prendono un manifestante del corteo, lo immobilizzano a terra e lo percuotono con i manganelli.
Il militare all’estrema sinistra è munito di un manganello non d’ordinanza.
La stesa scena e lo stesso strumento non d’ordinanza si vede nella foto reperto F_17-PAE01056_027,



F_17-PAE01056_027.jpg



fermo protezioni azzurre
manganello non regolamentare - CC, nel parastinchi


nonché nella foto F_06-AC0720XI quando il manifestante viene rialzato.



F_06-AC0720XI.JPG



fermo protezioni azzurre
manganello non regolamentare - CC


Si tratta di immagini diverse della medesima scena ritraente in Via Tolemaide l’arresto di un manifestante con una protezione azzurra che gli viene tolta, il manifestante è ferito e sanguinante al viso.
La carica sul corteo, cioè lo sfondamento della testuggine ed il successivo contatto fisico con i manifestanti, avvenne con modalità molto violente.


F_17-PAE01056_026.jpg

I manifestanti cercarono di arretrare come potevano, alcuni rimasero vittima di colpi di manganello, come documentato da immagini relative ai feriti.
La foto reperto R_070 H 27-0GGSEF7S mostra ancora il fermo del manifestante con le protezioni azzurre di cui sopra, l’immagine consente di apprezzare come il fermo sia avvenuto ad opera di sei militari, due dei quali muniti di un manganello fuori ordinanza.




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fermo protezioni azzurre





Le ferite dei manifestanti si trovano quasi esclusivamente sulla testa.


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Dalle foto si vedono complessivamente una decina di persone arrestate e ferite, otto in occasione della prima carica e due in operazioni successive condotte dai Carabinieri del Lombardia.
Altri vennero arrestati ma non feriti come il manifestante P (reperto F_07-20luglio_34) che si vede accompagnato da un militare munito di un manganello non d’ordinanza, sembra un tubolare legato ad una cordicella.
P in seguito è stato processato ed assolto (la relativa sentenza è stata prodotta).



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manganello non regolamentare - CC, Tolemaide
fermo adidas blu



Le foto reperto 229 IMG2326.jpg e reperto 229 IMG2327.jpg mostrano un ufficiale dei Carabinieri molto vicino ad un Carabiniere armato di un manganello non d’ordinanza, nella parte centrale in basso si vede l’ufficiale.



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Si tratta dell’arresto di un manifestante ripresa anche nel video I038 (alle ore 15.01.52 e ss. (qui l’ufficiale si mette la maschera antigas).
Nel video si vedono il manifestante, l’ufficiale, un Poliziotto ed un Carabiniere che tiene in mano un manganello non d’ordinanza (ore 15.02.40), l’ufficiale sta alle spalle del manifestante arrestato.
È la stessa situazione ritratta nelle due fotografie.
Il C.T. ha creduto di individuare questo ufficiale nel Capitano BRUNO, in realtà si tratta del Tenente FAEDDA che si è riconosciuto nelle immagini di questo reperto come l’ufficiale che aveva avuto difficoltà di respirazione dovute ai gas (verbale dell’udienza 24/5/2005 a pag. 108) e che poi lega il manifestante arrestato con una fascetta di plastica.
FAEDDA appare dunque essersi trovato nelle immediate vicinanze di un militare munito di manganello non d’ordinanza, però ha affermato di non essersene accorto.
Il C.T. ha fatto poi riferimento al reperto 86 [118] nel quale si vede una parte del contingente dei Carabinieri in Via Casaregis, nel frame 142 si nota la presenza anche del Dr. MONDELLI che in seguito ritornerà su Via Tolemaide e Via Caffa.
Nel frame 181 sulla destra si vede ancora MONDELLI, mentre sulla sinistra si vede un militare che porta uno scudo al braccio sinistro e nella mano destra ha un manganello rigido con cinghino in corda che non è un TONFA.
Il militare si china, raccoglie e poi lancia un sasso (frame 282), imitato da altri colleghi.
BRUNO ha dichiarato che il furgone Fiat Ducato trovato in Via Tolemaide non aveva segni convenzionali, né croci rosse né lampeggianti che potessero farlo riconoscere come ambulanza.
Il reperto R_088 D-GE9___8h mostra i Carabinieri mentre raggiungono il manifestante con la gommapiuma azzurra visto prima, sulla destra della foto si vede l’ambulanza con una croce rossa molto visibile sul davanti, in questa immagine i vetri del veicolo sono ancora interi.


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Il reperto F_07-20luglio_53 (vedi sopra) mostra i Carabinieri mentre oltrepassano l’ambulanza, avanzando verso l’incrocio con Via Caffa e la testa del corteo.
Si vede l’ambulanza con i vetri rotti anche nella parte posteriore.
Si tratta di un momento anteriore alla trattativa tra FARINA e MONDELLI svoltasi tra le 15.13 e le 15.13.

28. Il C.T. della difesa Professoressa Donatella DELLA PORTA [119] ha studiato le strategie di gestione dell’ordine pubblico in Italia ed in Europa dal dopoguerra in poi, svolgendo tra l’altro numerose interviste a funzionari di Polizia.
Ha potuto così riscontrare un’evoluzione da un modello fondato sull’escalation nell’uso della forza pubblica ad uno di controllo negoziato.
Diversi nei due modelli sono i principi di fondo e di conseguenza i metodi di controllo della protesta.
Le strategie che possono alternarsi o contemperarsi sono infatti di tre tipi: una strategia di intervento sulla piazza di tipo prettamente coercitivo, una strategia informativa, divenuta con il tempo sempre più importante e volta alla puntuale punizione dei reati commessi anche senza compiere un intervento diretto ed immediato sulla piazza, infine la strategia di tipo negoziale evolutasi nel corso degli anni nel senso di rendere accetta la presenza in piazza di entrambe le parti, Polizia e manifestanti.
Il primo modello di gestione dell’ordine pubblico, quello fondato sull’escalation della forza, prevede la necessità di controllare da vicino le manifestazioni e di svolgere frequentemente interventi di tipo coercitivo, anche per reprimere violazioni di legge di carattere limitato.
In questo caso le informazioni sui manifestanti e sulle loro organizzazioni sono capillari, il rispetto della legge prevale su quello dell’ordine pubblico.
Il modello di controllo negoziato si è venuto sempre più diffondendo in Italia e privilegia la difesa del diritto di protesta pacifica.
In questo caso le strategie negoziali vengono usate in maniera coerente mediante la ricerca costante di contatto con gli organizzatori, il negoziato si estende spesso anche al tipo di violazione delle regole che viene ritenuto accettabile sulla piazza.
La manifestazione assume il carattere di conflitto simbolico nella quale le violazioni minori vengono tollerate.
Ciò è dovuto alla compresenza di grosse masse di manifestanti pacifici con piccoli gruppi di persone che violano le regole, la filosofia di fondo è che le violazioni minori vanno perseguite ma non mediante forme che possano danneggiare i dimostranti nel loro complesso.
Secondo il C.T. questa evoluzione ha coinciso in Italia con una serie di trasformazioni nell’organizzazione delle FF.OO..
I funzionari intervistati dal C.T. si ritenevano “burocrati di strada” il cui compito non era tanto quello di applicare le regole alla lettera quanto di capire la situazione concreta, non tanto reprimere dei reati quanto mantenere un equilibrio tra diversi diritti.
Il concetto di ordine pubblico è anche concetto di ordine politico, l’evoluzione riscontrata ha progressivamente privilegiato la difesa del diritto di manifestazione politica rispetto alla semplice imposizione del rispetto della legge.
Secondo il C.T. nel caso del controllo negoziato dell’ordine pubblico non vanno perseguiti immediatamente tutti i reati commessi, ma si deve privilegiare la non rottura dell’ordine pubblico, quindi che non vi siano violazioni gravi dei diritti alla pace sociale ed al rispetto dell’integrità fisica.
La repressione di reati viene compiuta anche e soprattutto attraverso la raccolta di informazioni, foto ed altri dati ma senza interventi immediati, violenti e soprattutto indiscriminati che metterebbero a rischio l’incolumità dei manifestanti pacifici.
Un intervento diretto è ammesso solo là quando le violazioni della legge sono tali da mettere in pericolo i manifestanti pacifici.
Il principio del negoziato risulta essere stato applicato anche nel corso di manifestazioni organizzate dai centri sociali, che nel corso degli anni ’80 e ‘90 davano le maggiori preoccupazioni.
Il caso di Genova ha però interrotto l’evoluzione lineare verso un tipo di controllo negoziato perché in questo caso il controllo si è privilegiato di nuovo l’uso della forza.
Già il fatto che la negoziazione tra Autorità e manifestanti fosse iniziata solo alla fine di giugno, quindi con significativo ritardo, evidenzia uno scarso investimento sul negoziato stesso.
Vi era poi scarsa fiducia nei confronti di tutti i tipi di manifestanti, anche quelli in realtà più affidabili, le informazioni raccolte vennero usate in modo allarmistico, mancavano di basi reali ma avevano un forte impatto nell’opinione pubblica e nelle forze di polizia.
Secondo il C.T. durante l’addestramento l’immagine del dimostrante che lancia sacchetti di sangue infetto, rotola cerchioni infuocati o prende in ostaggio poliziotti e li usa come scudi umani veniva considerata realistica.
Nonostante le prescrizioni sulle cautele nell’uso di manganelli e lacrimogeni questi, definiti strumenti tipici per un modello di gestione basato sull’escalation della forza, vennero usati in maniera massiccia (circa 6.200 candelotti) e anche su manifestanti pacifici.
Gli strumenti usati, dai gas (mezzo coercitivo di tipo indiscriminato perché tende a colpire chiunque), ai blindati (usati per compiere cariche, con pericolo per l’incolumità fisica anche dei manifestanti pacifici), alle tute ignifughe, nonché l’addestramento impartito agli Agenti, definito addestramento antisommossa e le conseguenti modalità delle azioni di polizia (come battere sugli scudi durante le cariche) venivano diretti a ridefinire l’ordine pubblico in senso militare.
Nel corso degli interventi, poi, le FF.OO. non tennero i dovuti rapporti con il gruppo di contatto, mancò dunque quel coordinamento con i manifestanti che appare costituire uno strumento indispensabile della gestione negoziata dell’ordine pubblico.
Problemi di coordinamento tra diverse Forze di polizia e anche di comunicazione tra i diversi reparti resero la situazione di Genova ancora più difficile da gestire.
Nel caso della carica al corteo delle Tute Bianche il C.T. riteneva l’escalation determinata proprio dalla mancanza di coordinamento tra i diversi Corpi e reparti.
Al reparto di Carabinieri era stato ordinato di portarsi a Marassi e di farlo sollecitamente proprio per evitare contatti con il corteo delle Tute Bianche.
Invece i Carabinieri avevano caricato proprio quel corteo e ciò aveva provocato la rottura dell’ordine pubblico, cioè dell’equilibrio tra i diversi diritti alla sicurezza ed alla manifestazione del pensiero.
La carica non sembrava giustificata da specifici comportamenti dei manifestanti, non era stata ordinata dal dirigente su strada, né dalla Sala Operativa della Questura, all’interno della quale invece la carica era stata commentata da espressioni di disappunto.
L’ordine pubblico era stato dunque turbato dal contingente di Carabinieri.
Si era trattato della carica di un reparto piccolo contro un corteo molto grande, caso nel quale una concezione di des-escalation consiglierebbe altri strumenti come un contatto con gli organizzatori.
Questo contatto non si era verificato perché i funzionari di Polizia a ciò preposti (GAGGIANO) aspettavano in Piazza delle Americhe il corteo che non arrivava.
La carica non aveva assunto i caratteri della carica di alleggerimento ma era di tipo punitivo, volta cioè non a disperdere ma a fermare e respingere l’intero corteo e ad arrestarne i componenti.
Però il corteo si trovava sul percorso autorizzato e, data la conformazione dei luoghi, non aveva vie di fuga concretamente praticabili, quindi non poteva essere indirizzato altrove.
Secondo il C.T., nel caso di Genova si nota l’incapacità di comunicare con i reparti interessati, incapacità durata a lungo e che aveva impedito di interrompere le cariche sul corteo.
Il C.T. riteneva inoltre che violazioni di legge compiute da persone diverse ed in luoghi lontani da quelli attraversati dal corteo, come le condotte del Blocco Nero nella zona di Marassi, non potessero costituire violazioni dell’ordine pubblico addebitabili alle Tute Bianche.
Anche formalmente i manifestanti del Blocco Nero si situavano al di fuori del Genoa Social Forum, quindi le due identità non potevano essere confuse tra loro e richiedevano due strategie di intervento diverse.

29. La situazione nelle strade laterali a Via Tolemaide dopo la carica sul corteo.
Come si è visto, a seguito della carica dei Carabinieri contro il corteo delle Tute Bianche, numerosi manifestanti cercarono rifugio nell’adiacente Via Casaregis.
Nella propria avanzata però il contingente raggiunse (alle ore 14.59.30, vedi al paragrafo 29 le immagini dei reperti 192.14 e 41) e superò l’incrocio tra Via Tolemaide e Via Casaregis incalzando il corteo fino all’incrocio con Via Caffa.
I militari, dapprima solo a piedi, si inoltrarono anche in Via Casaregis respingendo i manifestanti fino all’incrocio con via D’Invrea.
Qui i manifestanti si divisero: un gruppo continuò verso mare mentre altri cercarono rifugio in via D’Invrea sia in direzione levante cioè verso Piazza Alimonda, sia verso Corso Torino a ponente.
Una volta giunti a Piazza Alimonda i manifestanti cominciarono a reagire, si procurarono corpi contundenti e bottiglie dalle campane per la raccolta del vetro e poi avanzarono in Via D’Invrea contro i militari, spingendo i cassonetti dei rifiuti e lanciando oggetti.
I manifestanti raggiunsero dapprima l’incrocio con Via Casaregis, poi si portarono su quest’ultima dirigendosi a monte verso Via Tolemaide.
A questo punto intervennero alcuni mezzi blindati dei Carabinieri che in quattro diversi momenti scorsero anche ad alta velocità Via Casaregis e Via D’Invrea, sfondando le barricate ed allontanando i presenti.
Terminate queste cariche con i blindati i Carabinieri si ritirarono lungo Via Casaregis verso monte e poi lungo Via Tolemaide verso ponente, fino a raggiungere l’incrocio con Corso Torino.
Il contingente teneva nella propria parte finale i blindati, dietro ai quali avanzavano i manifestanti che continuavano a lanciare oggetti contro i veicoli.
Una volta raggiunto lo slargo di Corso Torino i veicoli militari si fermarono in formazione, poi ripartirono con direzione mare, cioè verso la parte alberata di Corso Torino, dove il contingente diretto dal Dr. MONDELLI e comandato dal Capitano BRUNO si fermava per riorganizzarsi.
Un solo veicolo blindato, targato CC 433 BC, non riusciva a ripartire dallo slargo di Corso Torino a causa di una panne meccanica.
Su di esso si concentrarono allora le attenzioni dei manifestanti, come si vedrà più avanti.

30. Per chiarezza espositiva verranno esaminate dapprima le immagini contenute nella C.T. della difesa FA, dotate di riferimento orario attendibile e quindi idonee a consentire la ricostruzione globale degli avvenimenti.
Quindi verranno esaminate le immagini indicate dal teste ZAMPESE, che appaiono riferite particolarmente alle condotte tenute dai singoli imputati.
Il reperto 164.133 (quadrante in basso a sinistra da 14.59.25 a 15.30.11) è stato girato nelle vie laterali a Via Tolemaide, a partire dal momento in cui i manifestanti si ritirano in Via Casaregis a seguito della prima carica dei Carabinieri fino al momento in cui ritornano su Via Tolemaide e raggiungono l’incrocio con Corso Torino.
Fin dalle prime immagini si percepisce la confusione esistente in Via Casaregis, vi è il fumo dei lacrimogeni, i manifestanti appaiono disorientati, alcuni (14.59.39) lanciano oggetti verso Via Tolemaide dove dalle immagini del reperto 41 (quadrante in basso a destra) si nota la presenza del contingente dei Carabinieri.
Quindi i manifestanti si ritirano verso mare, mentre i militari avanzano a piedi (15.00.02).
A 15.00.33 l’operatore si trova già in Via D’Invrea a levante dell’incrocio con Via Casaregis e segue la ritirata dei manifestanti verso Piazza Alimonda.
I giovani sono intenti a pulirsi gli occhi dagli effetti dei lacrimogeni, i cui fumi si notano all’altezza dell’incrocio tra Via D’Invrea e Via Casaregis.
Quindi (15.01.06) sull’incrocio appaiono i Carabinieri che lanciano altri candelotti.
I manifestanti raggiungono Piazza Alimonda dove, allo sbocco di Via D’Invrea, erigono una barricata mettendo di traverso campane per la raccolta differenziata e cassonetti (15.01.35).
I Carabinieri sono fermi sull’incrocio tra Via Casaregis e Via D’Invrea (15.01.49), si vede il lancio di una bottiglia verso il contingente.
A 15.02.39 l’operatore riprende in Piazza Alimonda alcuni manifestanti (tra i quali come si vedrà si riconosce PF) che si riforniscono di bottiglie da una campana del vetro.
Il numero di manifestanti sulla barricata aumenta progressivamente, quindi (15.02.59) alcuni di loro cominciano a spingere i cassonetti su Via D’Invrea e ad avanzare verso i Carabinieri che (immagini del reperto 1.085 nel quadrante in basso a destra) si vedono sempre fermi all’incrocio con Via Casaregis.
I manifestanti avanzano su Via D’Invrea seguiti dall’operatore e da altri fotografi (15.03.22, nel quadrante in basso a destra il reperto 1.085 mostra l’avanzata ripresa da Via Casaregis).
Nel frattempo i Carabinieri hanno sgombrato l’incrocio e si sono attestati dietro i propri scudi sulla parte a monte di Via Casaregis angolo Via D’Invrea, da dove lanciano lacrimogeni (15.04.07).
I manifestanti raggiungono l’incrocio e lanciano oggetti contro i militari che arretrano verso monte (15.04.26).
Anche i cassonetti vengono spostati verso l’incrocio.
A 15.04.40 si vede un manifestante (identificato in PF) che con ampi gesti chiama avanti quelli rimasti in Piazza Alimonda, poco dopo (immagini del reperto 1.085) si vede un gran numero di persone muoversi da quella Piazza verso Via Casaregis.
I giovani occupano l’incrocio, poi si ritirano inseguiti dal lancio di alcuni lacrimogeni (15.06.25), quindi avanzano nuovamente portando i cassonetti più vicini all’incrocio e costruendo con essi una barricata (15.07.36).
A 15.08.28 l’operatore raggiunge l’incrocio e riprende Via Casaregis verso monte: i manifestanti si sono già inoltrati su di essa, alcuni spingono dei cassonetti.
Sullo sfondo all’altezza dell’incrocio con Via Tolemaide si vedono i Carabinieri schierati e dietro di loro sulla sinistra si vede un blindato.
Contro i militari vengono lanciati diversi oggetti (15.08.38).
A questo punto del montaggio prodotto dal C.T. si sente la comunicazione con la quale Gamma 3 (il Dr. GAGGIANO) chiede alla S.O. di far spostare i Carabinieri da Via Tolemaide dove creano un “tappo”.
Quindi i Carabinieri avanzano da Via Tolemaide su Via Casaregis provocando il veloce arretramento dei manifestanti (15.09.13) fino all’incrocio con Via D’Invrea ed oltre.
Anche i militari raggiungono questo incrocio e proprio qui a 15.09.33 si vede un manifestante con indosso una felpa della CULMV (identificato in PP) che si contrappone a due Carabinieri minacciandoli con un guinzaglio.
Il contingente si ferma e i manifestanti si avvicinano nuovamente lanciando oggetti (15.09.53), poi i militari arretrano verso Via Tolemaide camminando all’indietro e proteggendosi dai lanci con gli scudi.
I manifestanti avanzano in Via Casaregis, sulla sinistra (15.10.27) si vede il giovane con la felpa della CULMV (PP) che lancia un estintore contro i Carabinieri, al suo fianco si nota un manifestante con il costume di Pulcinella (che il teste ZAMPESE identifica dalla P.G. in PATANIA Franceso).
A 15.11.30 i manifestanti hanno occupato Via Casaregis e vi stanno sistemando dei cassonetti.
È questo il momento nel quale (si veda il quadrante in alto a destra, immagini del reperto 192.09) su Via Tolemaide vi è una pausa negli scontri, si vede il giovane con la scopa intento a pulire la strada a pochi metri dai Carabinieri ed ha luogo la breve trattativa tra Daniele FARINA e il Dr. Mario MONDELLI.
In Via Casaregis vi è una certa distanza tra i manifestanti, fermi vicino all’incrocio con Via D’Invrea ed i Carabinieri attestati sull’incrocio con Via Tolemaide (15.11.53).
Poi da dietro i Carabinieri a piedi si muovono i blindati (15.11.57) che per la prima volta entrano in Via Casaregis dirigendosi verso i manifestanti.
I mezzi avanzano fino alla prima barricata di cassonetti spostandoli, il movimento avviene a velocità moderata (15.12.10), i manifestanti si ritirano in Via D’Invrea.
I blindati che entrano in Via Casaregis sono cinque (15.12.23), si fermano appena oltre i primi cassonetti, contro di essi vengono effettuati alcuni lanci.
Sulla strada davanti ai mezzi vi sono altri cassonetti, da uno dei quali si alza del fumo.
A 15.13.55 i veicoli ripartono a sirene spiegate e velocità crescente spostando i cassonetti, attraversando l’incrocio e disperdendo la folla.
Quindi alcuni Carabinieri avanzano a piedi lungo il tratto di ponente di Via D’Invrea, ormai sgombrato dai manifestanti (15.14.10), davanti a loro arretra un giovane con il giubbotto di salvataggio ed un casco bianco a pois neri che la P.G. ha identificato in DRF [120].
Poco dopo si vedono tre blindati avanzare a velocità moderata sul tratto di levante di Via D’Invrea, verso Piazza Alimonda (15.14.18, la loro avanzata viene ripresa anche da questa Piazza, reperto 218 quadrante in alto a sinistra, davanti a loro i dimostranti fuggono).
I Carabinieri occupano l’incrocio tra Via D’Invrea e Via Casaregis con i blindati e con personale a piedi (15.14.53).
L’operatore percorre Via D’Invrea verso ponente portandosi allo slargo di Corso Torino dove la situazione è tranquilla, vengono inquadrati alcuni veicoli dei Carabinieri che ritornano da Via Tolemaide, non si vedono in atto scontri, si vede il fornice di levante del sottopasso ferroviario non ostruito (15.15.29).
Dentro al tunnel vi sono alcune persone il cui atteggiamento non è aggressivo verso i militari.
A 15.17.45 l’operatore inquadra nuovamente l’incrocio tra Via D’Invrea e Via Casaregis sempre occupato dai Carabinieri, si vede il giovane identificato in DRF allontanarsi di corsa inseguito per un tratto da un militare.
A 15.19.20 la situazione sull’incrocio lato ponente sembra più tranquilla, vi sono delle persone che parlano con i militari (le immagini del reperto 164.133 si interrompono a 15.19.42).
In realtà (immagini del reperto 198.50 quadrante in basso a destra) verso Piazza Alimonda si vede il fumo dovuto al lancio di lacrimogeni (15.19.48).
Il reperto 164.133 riprende a 15.19.53, i blindati si spostano e l’operatore inquadra la parte a levante di Via D’Invrea invasa dal fumo dei lacrimogeni.
Una parte dei militari sale sui blindati (15.20.56) che manovrano per abbandonare l’incrocio, nel tratto a levante di Via D’Invrea i manifestanti riprendono ad avanzare effettuando dei lanci.
I mezzi ed una parte del contingente a piedi percorre Via Casaregis verso monte (immagini del reperto 4.034 quadrante in basso a destra 15.21.21).
Due veicoli rimasti nell’incrocio vengono avvicinati dai manifestanti (immagini del reperto 164.133 a 15.21.33) e fatti oggetto di lanci, si vede un manifestante lanciare contro uno dei due un cartello della segnaletica stradale, poi anche questi blindati si allontanano verso monte (15.22.03).
A questo punto del montaggio effettuato dal C.T. si sente la comunicazione con la quale la S.O. della Questura invita MONDELLI a spostarsi per consentire il passaggio del corteo delle Tute Bianche [121].
Di fronte all’arretramento dei militari i manifestanti esultano e poi li inseguono lungo Via Casaregis portando avanti anche dei cassonetti (15.22.20).
I veicoli raggiungono Via Tolemaide svoltando verso ponente inserendosi nel più generale arretramento del contingente diretto da MONDELLI (questo momento viene mostrato anche nelle immagini del reperto 4.049, quadrante in alto a destra a 15.23.14, che riprende l’incrocio tra Via Casaregis e Via Tolemaide in direzione ponente).
Improvvisamente (15.23.35) si vede un blindato che percorre nuovamente Via Casaregis in direzione mare, verso i manifestanti.
Il mezzo si muove a velocità considerevole, spinge e sposta dalla strada una campana verde per la raccolta differenziata (15.23.43).
La veloce avanzata del veicolo costringe i presenti ad una fuga disordinata, il blindato attraversa l’incrocio con Via D’Invrea, percorre un tratto di Via Casaregis verso mare, poi si ferma per invertire la marcia (15.24.10).
I manifestanti dapprima sono fuggiti al passaggio del blindato, poi lo inseguono e lo colpiscono con diversi lanci mentre questo manovra e torna verso monte.
Anche durante la altrettanto veloce marcia di ritorno il blindato urta contro dei cassonetti (15.24.24).
Il ritorno verso Via Tolemaide di questo blindato è ripreso anche nelle immagini del reperto 192.14 (quadrante in alto a destra) che mostrano il veicolo urtare la campana verde per la raccolta differenziata e questa a sua volta urtare e far cadere due dimostranti (15.24.25, uno dei quali è CD).
Le immagini del reperto 164.133 inquadrano (15.25.12) un gruppo di Carabinieri a piedi, protetti dagli scudi e schierati all’incrocio tra Via Tolemaide e Via Casaregis, i manifestanti si avvicinano effettuando dei lanci contro di loro.
I militari rispondono con qualche lacrimogeno a mano, poi si spostano verso sinistra, cioè verso ponente (15.25.20).
Improvvisamente (a 15.26.09 immagini del reperto 4.049 girate da Via Tolemaide, quadrante in alto a destra) si vede un blindato partire ed entrare in Via Casaregis.
Le immagini dei reperti 192.14 (quadrante in alto a sinistra) e 164.133 (quadrante in basso a sinistra) sono girate da Via Casaregis e mostrano (a 15.26.10) il blindato che percorre velocemente un tratto della parte a monte di questa via, sposta alcuni cassonetti e costringe i presenti a fuggire.
Il veicolo si ferma davanti ad altri cassonetti, fa retromarcia (15.26.26), si muove ancora in direzione dei manifestanti che lo attaccano con lanci e ritorna definitivamente indietro verso Via Tolemaide (15.26.56) e poi verso Corso Torino.
I manifestanti raggiungono Via Tolemaide e seguono i veicoli militari verso ponente bersagliandoli con lanci di sassi ed altri oggetti (15.27.37 immagini del reperto 192.14, quadrante in alto a sinistra).
La ritirata del contingente lungo Via Tolemaide è mostrata anche dalle immagini del reperto 41, riprese dall’alto e da ponente (quadrante in basso a destra da 15.27.55).
A 15.28.30 si vedono i manifestanti recuperare in Via Tolemaide alcuni degli scudi collettivi ivi abbandonati durante la prima carica dei Carabinieri (reperto 41).
Le riprese dall’alto mostrano i manifestanti abbastanza vicino dietro gli ultimi blindati, davanti ai quali si trova personale dell’Arma a piedi.
A 15.28.44 improvvisamente uno degli ultimi blindati (quello più a destra) effettua una brusca retromarcia, movendosi ondeggiando fino all’altezza dei manifestanti e costringendoli ad allontanarsi di qualche metro.
Quindi il veicolo riprende la marcia verso Corso Torino (15.28.53).
I manifestanti si avvicinano a Corso Torino spingendo dei cassonetti della spazzatura, si vedono due ragazzi con in mano un palo della segnaletica stradale divelto (15.29.26, immagini del reperto 164.133, quadrante in basso a sinistra).
I blindati seguiti dai lanci dei manifestanti fanno ingresso nello slargo di Corso Torino (immagini del reperto 41, quadrante in basso a destra, 15.29.44).
Nella ricostruzione per immagini offerta dal C.T. della difesa FA appare importante anche il reperto 198.50 che ritrae Via D’Invrea e l’incrocio di questa con Via Casaregis dal balcone di un edificio.
In particolare rilevano le immagini dello spezzone da 15.10.40 a 15.14.42 (quadrante in basso a destra).
A 15.14.00 le immagini mostrano un blindato che a sirene spiegate esce dalla parte a monte di Via Casaregis, svolta su Via D’Invrea e la percorre verso ponente.
Il blindato si muove a velocità sostenuta tra la gente ed insegue due manifestanti persino sul marciapiede.
Questi riescono a defilarsi con qualche difficoltà e il veicolo raggiunge Corso Torino (15.14.11).

31. I reperti filmati e fotografici utilizzati dal teste ZAMPESE consentono di individuare le condotte oggetto di contestazione e di identificarne gli autori in alcuni degli imputati.
ZAMPESE ha fatto riferimento tra gli altri a reperti usati anche dal C.T. della difesa (in particolare il 164.133 di Luna Rossa), aggiungendovi l’individuazione degli imputati mediante l’attività di comparazione già esaminata in relazione ai manifestanti del Blocco Nero (capitolo VII).
I singoli reperti si trovano all’interno dei DVD personali degli imputati, per la parte che si riferisce a ciascuno di essi.
Tra gli imputati si individuano in questa fase: DRF, FTO, CD, MM, PF, TF, SN, DAF, PP, FL, CC, CS, DIM.
In questa sede le indicazioni nominative fornite dal teste ZAMPESE vengono accettate con riserva ed utilizzate al duplice scopo di individuare nelle immagini le persone di cui si tratta e di raggruppare per ciascuna di esse le immagini pertinenti.
La verifica dell’effettiva identità delle persone così individuate verrà svolta nella seconda parte di questo capitolo riservata alla valutazione delle posizioni personali.
I diversi momenti di questa fase (dall’arretramento dei manifestanti in Via Casaregis e Piazza Alimonda, fino al loro ritorno in Corso Torino) vengono esaminati separatamente con l’indicazione degli imputati coinvolti in ciascuno di essi.

31.1 Sotto la pressione determinata dalla carica dei Carabinieri contro il corteo delle Tute Bianche i manifestanti si allontanano nelle strade laterali a Via Tolemaide, dove di lì a poco si verificano violenti scontri.
La telecamera SAVONAROLA (reperto 57A clip 86) ritrae i blindati che da Corso Torino svoltano su Via Tolemaide alle ore 14.59.37.
I mezzi si ritireranno, abbandonando definitivamente Via Tolemaide alle successive ore 15.29.48 (immagini della telecamera GASTALDI reperto 57P clip 89).
Il reperto 164.133 di Luna Rossa (da 07.16 a 08.25 [122]) ritrae i primi scontri in Via Casaregis, la telecamera è rivolta verso via Tolemaide, è il momento immediatamente successivo alla carica contro il corteo, i manifestanti fronteggiano i militari e poi si ritirano verso Via D’Invrea.
Nel primo spezzone (a 00.04) si può notare DRF che indossa un casco bianco a puntini neri, un giubbotto di salvataggio arancione, una maglia scura con maniche bianche e dei jeans, alla mano sinistra porta un guanto da motociclista.
Si trova nella parte alta di Via Casaregis, poco distante dall’incrocio con Via Tolemaide e dai Carabinieri che si vedono sullo sfondo.
Nelle immagini si vede FTO di schiena, con casco nero e giubbotto di salvataggio arancione, che lancia una pietra verso i Carabinieri e poi si allontana.
Tra gli altri si nota CD parzialmente coperto a sinistra, indossa un gilet, non porta maglietta.
I frame da 001 a 005 del reperto 164.133 [123] consentono di apprezzare i particolari della figura di DRF: il casco, il giubbotto di salvataggio, la maglietta con le maniche bianche, i jeans, il guanto da motociclista.
Le medesime immagini si trovano anche nel DVD personale di FTO, qui vengono in rilievo i frame da 0032 a 0039 che mostrano FTO di schiena con il casco nero, il giubbotto di salvataggio arancione, la maglia bianca, le ginocchiere scure.
L’imputato è rivolto verso i Carabinieri e lancia contro di loro un sasso (in particolare i frame 0037 e 0038).
Nei frame 0039 e 0041 si vede CD, nella prima immagine di profilo a fianco del cartellone pubblicitario, nella seconda spostato sulla sinistra si nota il gilet senza maniche e l’assenza di maglietta.

31. 2 Da Via Casaregis i manifestanti si ritirano in Via D’Invrea fino a Piazza Alimonda dove erigono delle barricate.
Il filmato reperto 164.133 Luna Rossa [124] (da 08.25 a 16.06) mostra l’arretramento dei manifestanti su Via D’Invrea (per questa parte si fa riferimento allo spezzone di reperto contenuto nel DVD FTO, questo punto si trova a 00.24’’ dall’inizio), le immagini sono riprese da Piazza Alimonda verso ponente e all’altezza di Via Casaregis si vede il fumo dei lacrimogeni.
A minuti 09.00 del reperto (00.38’’ dall’inizio di questo spezzone) a destra si vede un soggetto con giacca di tuta bianca, blu e celeste, casco nero che in seguito si vedrà partecipare all’attacco al DEFENDER.
Sullo sfondo all’altezza di Via Casaregis si vedono i Carabinieri.
Poco dopo viene inquadrata l’intersezione tra Piazza Alimonda e Via D’Invrea, alcuni cassonetti sono stati spostati per erigere una barricata posta sull’attraversamento pedonale.
All’altezza del cassonetto verde sullo sfondo si vede (a 01’.16’’ dall’inizio) di schiena FTO con casco nero, giubbotto arancione, maglietta bianca, zaino bianco e rosa sulla schiena, pantaloni con ginocchiere scure.
A 01.47 si vede ancora FTO sulla sinistra nelle file più avanzate vicino ad un soggetto con maglia verde e casco giallo.
A 02.18 si nota un soggetto con casco arancione, maglietta bianca, pantaloni scuri, si tratta di PF che raccoglie delle bottiglie.
Sullo sfondo a destra il soggetto con maglia rossa e casco chiaro viene identificata in SN (a 02.19).
Poco dopo a destra dietro la Peugeot grigia si vede un soggetto con casco bianco a pois neri, vicino al cassonetto che sta per essere ribaltato, si tratta di DRF (a 02.25).
Le immagini si spostano a riprendere la barricata costruita su Via D’Invrea, sulla sinistra vicino al cassonetto giallo si vede FTO che tiene in mano il megafono bianco con striscia verde (a 02.41).
I manifestanti spingono i cassonetti verso ponente, raccolgono bottiglie dalle campane del vetro e le lanciano contro i militari [125].
In questa parte delle immagini del reperto 164.133 si individua la figura di PF [126] che indossa un casco arancione, una maglietta bianca con il disegno del volto di CHE GUEVARA sulla parte anteriore ed il numero “4” sulla schiena, pantaloni scuri ed un marsupio legato in vita.
Questi si trova dapprima in Piazza Alimonda chino a terra intento a raccogliere delle bottiglie estratte da una campana aperta (00.03 dall’inizio di questo spezzone) si tratta dell’immagine già vista.
A 01.18 si vede PF e poco dopo (a 01.29) sull’angolo sinistro si nota FTO con il giubbotto di salvataggio arancione, il casco nero, lo zaino bianco e rosa.
A 01.50 sulla destra PF mentre corre in avanti lungo Via D’Invrea, si nota il numero 4 sulla schiena.
Alla sinistra di PF si vede un soggetto con casco bianco a puntini neri, giubbotto di salvataggio arancione, jeans che sta spingendo in avanti un cassonetto giallo, si tratta di DRF.
A 01.55 PF lancia oggetti contro i Carabinieri che si sono ritirati in Via Casaregis.
A 02.02 PF richiama con ampi gesti i compagni rimasti in Piazza Alimonda invitandoli ad avanzare.
Si nota il casco arancione, il marsupio marrone in vita, il disegno di un volto sulla parte anteriore della maglietta, una mascherina bianca portata sotto al mento, un piercing sul labbro inferiore ed un maglione legato in vita.
Tra le prime file dei manifestanti si nota ancora DRF (a 02.05).
A 02.30 PF ritorna verso Piazza Alimonda, sulla sua destra tra le persone che avanzano verso ponente si nota un soggetto che porta una maglia bianca a maniche corte munita di una scritta sulla parte anteriore, indossa un casco da kick boxing e protezioni sugli avambracci ed è stato identificato in MM.
A 04.10 si rivede MM all’altezza del cassonetto al centro, si nota che la sua maglia bianca presenta una scritta sia nella parte anteriore sia nella parte posteriore (“razzismo divide”), in questo momento non ha più le protezioni alle braccia, si nota il casco da kick boxing e i pantaloni scuri.
I manifestanti stanno erigendo delle barricate in Via D’Invrea.
A 05.12 [127] si vede TF prendere parte attiva trascinando un cassonetto, lo si identifica per lo zaino, la maglietta scura, la mascherina di plastica, il casco grigio, i pantaloni grigi già visti in Corso Europa.
I frame [128] del reperto 164.133 relativi a PF consentono di apprezzare i particolari già descritti.
Nel frame 0021 si nota PF con il casco arancione e la maglietta bianca, ha un braccio alzato e lancia un oggetto verso i Carabinieri che si sono ritirati in via Casaregis, PF è parzialmente coperto da un cassonetto giallo che viene spinto da DRF riconoscibile per il casco bianco a pois neri e il giubbotto di salvataggio arancione;
0024 e 0025 PF lancia nuovamente qualcosa, 0027 il contesto successivo al lancio;
0031 mostra PF in Piazza Alimonda accucciato vicino al cassonetto, porta il casco arancione, la maglietta bianca con il numero 4 sulla schiena, dei pantaloni scuri;
0032 sulla sinistra del cassonetto si vede PF piegato e con il casco arancione, mentre sulla destra si vede SN [129] che indossa un casco bianco, una maglietta rossa, porta una felpa in vita;
i due si vedono anche nei successivi frame 0033 – 0035 nella prosecuzione della medesima azione;
0038 PF è sulla sinistra, si nota la maglietta bianca con il disegno di un volto, la felpa scura ed il marsupio legati in vita;
0041 PF è sulla destra, si notano il numero 4 stampato nella parte posteriore della maglietta bianca ed il casco arancione, mentre vicino alla campana c’è DRF;
immagini simili nei frame da 0042 a 0044;
0045 si notano i particolari del marsupio portato in vita da PF, ZAMPESE ha ricordato come il 4/12/2002 all’imputato venne sequestrato un marsupio analogo a quello visto al G8;
0048, 0049 sotto al casco arancione PF porta un berretto grigio verde, si nota il piercing sul labbro inferiore, è la fase nella quale il giovane si trova in Via D’Invrea e chiama a raccolta i compagni;
0052, 0055 si nota l’abbigliamento di PF: maglietta bianca con disegno di un volto nella parte anteriore, casco arancione, berretto grigio verde sotto il casco, mascherina bianca sotto al mento;
0058 PF sta ripiegando verso Piazza Alimonda che è sullo sfondo a destra.
I frame del reperto 164 133 relativi a DRF [130] mostrano questi in Piazza Alimonda vicino al cassonetti sulla destra, lo si riconosce a destra per il casco ed il giubbotto da salvataggio (frame 007 – 009);
quindi le immagini sono relative a Via D’Invrea e si riconosce DRF che sta spingendo il cassonetto giallo (frame da 0010 a 0020), alcune immagini ritraggono anche PF;
i frame da 0020 a 0029 sono girati all’intersezione tra via D’Invrea e Via Casaregis, si nota ancora DRF per il suo abbigliamento.
Ancora DRF viene inquadrato nelle immagini del filmato reperto 41 [131] che in via D’Invrea mostrano un soggetto con casco bianco a pallini neri che arriva da sinistra correndo e lancia un oggetto (00.07), la visione dei relativi frame (da 0013 a 0020 [132]) conferma i particolari dell’abbigliamento e l’individuazione del soggetto.
La ripresa viene effettuata da Piazza Alimonda verso ponente, sullo sfondo si vedono i Carabinieri e lo sbarramento dei container a protezione della Zona Rossa, il lancio viene compiuto da DRF in direzione di via Casaregis.
I frame del reperto 164 133 relativi a MM [133] mostrano questo giovane con la maglietta bianca e il casco da kick boxing che avanza da Piazza Alimonda su Via D’Invrea, dapprima passa a fianco a PF (da 001 a 004) e poi spinge un cassonetto (da 005 a 008).
Nei frame successivi si apprezzano il casco, un passamontagna scuro (0018) e la maglietta con la scritta posteriore “razzismo divide”, quest’ultima ben visibile nei frame 0021 - 0023.
Il 31/8/2001 al MM è stata sequestrata una maglia identica a quella delle immagini.
I frame da 008 a 0013 del reperto 164 133 [134] di Luna Rossa mostrano TF trascinare un cassonetto in Via D’Invrea.
Nel frame 0013 si nota il casco con la scritta FM portato dietro la schiena e lo zainetto particolare.
Uno zainetto analogo ed il casco grigio con la scritta FM sono stati sequestrati a TF il 4/12/2002.
Le foto 5 e 9 del reperto 231 di Furio Filippo [135] mostrano la contrapposizione tra manifestanti e FF.OO. in via D’Invrea, i manifestanti rimuovono i cassonetti per erigere delle barricate, al centro tra due cassonetti si vede TF che porta scarpe rosse con strisce bianche.


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[98] Prodotto all’udienza del 16/3/2007.
[99] Entrambi sono stati prodotti all’udienza del 13/3/2007.
[100] Video Difesa 9 prodotto all’udienza del 20/3/2007.
[101] Si tratta del reperto 192.2 prodotto all’udienza del 30/3/2007.
[102] Prodotto all’udienza del 13/3/2007.
[103] Il teste R ha ripreso questa scena (il relativo reperto è stato prodotto dalla difesa all’udienza del 6/4/2007) ed ha ricordato di aver filmato proprio l’arresto di PF; il giovane aveva chiesto il nome dell’operatore per poi ottenere copia delle immagini da usare a fini processuali.
[104] Prodotto dalla difesa il 13/3/2007.
[105] Prodotto all’udienza 4/5/2007.
[106] Si vedano le immagini del reperto 177.7 da 2.50.30 riconosciute dal teste durante la sua deposizione del 4/5/2007.
[107] Nel Video Difesa 9, girato da ML si vede un ragazzo trasportato sopra uno scudo e riconosciuto da MC come il giovane di cui sopra.
[108] Produzione n. 39. Nell’introduzione si legge “Quando vi fate male, o qualcuno vi fa male viene rilasciato dal medico che vi ha visitato un referto che localizza, quantifica e descrive le lesioni che su di voi sino state riscontrate. Il referto medico: è obbligo del medico rilasciarlo e vostro diritto chiederlo, un diritto come quello alla salute che, come molti altri durante le giornate di Genova, è stato sospeso in ogni suo aspetto, dal rispetto dell’integrità fisica al libero accesso alle cure. Abbiamo deciso di chiamare questa raccolta di testimonianze “Obbligo di referto” proprio in nome di quelle decine e decine di referti che nei giorni del G8 non sono stati stilati, di quelle centinaia di giorni di prognosi di cui non rimarrà traccia se non nella memoria di chi li ha subiti e di chi li ha curati. Nella profonda convinzione che la salute sia un diritto di tutti, nostro obiettivo è stato quello di garantire l’assistenza sanitaria anche a quei manifestanti che avrebbero potuto rifiutare per paura dell’intervento del servizio sanitario pubblico e del ricovero nei reparti di Pronto Soccorso”.
[109] Video Difesa 9 prodotto all’udienza del 20/3/2007 da 12.40 in avanti.
[110] Video Difesa FRANCESCHINI prodotto all’udienza del 24/4/2007.
[111] Si trova nell’allegato 9 delle produzioni del P.M.
[112] Si trova nel dal DVD DAAF.
[113] Si trovano nel DVD DAAF.
[114] Si trova nel DVD DAAF, nella cartella “selezione ordinata” al n. 67.
[115] Si tratta del Tenente FAEDDA che si è riconosciuto.
[116] Più avanti nelle immagini di questo stesso reperto (ore 15.16.46) si vedrà trattarsi di un giovane che, mentre si trova davanti ai Carabinieri, rilascia alcune dichiarazioni in inglese all’operatore.
[117] Documento prodotto dalla difesa all’udienza del 13/3/2007 DVD “Reperti fotografici 1”.
[118] I cui frame si trovano nella C.T. FA nel CD “Video non montati”.
[119] Docente di Sociologia presso l’Istituto universitario europeo di Firenze, la difesa ha prodotto un suo libro “Polizia e protesta”, cfr. la produzione n. 38.
[120] In questo momento in Via Tolemaide MONDELLI sta facendo arretrare i Carabinieri come si vede nel quadrante in alto a destra, immagini del reperto 192.09.
[121] Si trova a pag. 227 del volume II delle trascrizioni.
[122] Questa parte del reperto 164.133 è contenuta nell’allegato 9 delle produzioni del P.M.
Singoli spezzoni si trovano anche nei DVD personali degli imputati individuati in esso, in questo caso si tratta di immagini contenute anche nel 1° DVD di DRF.
[123] Sono contenuti nel 3° DVD DRF.
[124] Il reperto 164.133 è stato prodotto integralmente dal P.M. all’udienza del 13/2/2007 a seguito della deposizione del teste CONSIGLIO: si tratta di reperto diviso in due parti, la prima denominata “incendio blindato 1” da 00.00 a 26.15, la seconda denominata “incendio blindato 2” di minuti 18.30. Singoli spezzoni di questo reperto sono stati prodotti all’interno dei DVD dei singoli imputati in esso individuati e pertanto ogni volta verranno richiamati i singoli supporti pertinenti. Secondo quanto riferito dal teste ZAMPESE, si tratta di reperto depositato nel fascicolo del P.M. il 4/2/2002 come allegato all’annotazione di P.G. del precedente giorno 1, quindi utilizzabile anche nei confronti dell’imputato FTO.
[125] I frame di questa parte di filmato relativi a FTO sono contenuti nel suo DVD, ZAMPESE ha spiegato trattarsi di filmato contenuto nella cassetta VHS estrapolata dalla DIGOS il 4/2/2002. Tra gli altri si noti il frame 0042: sulla sinistra del soggetto con casco nero e protezione azzurra si vede FTO che porta il casco, un giubbotto di salvataggio arancione, dei pantaloni grigi, delle ginocchiere, la felpa in vita e tiene un megafono. Analoghe immagini sono contenute nei frame successivi fino allo 0056, nel frame 0050 si nota che il megafono è bianco e presenta una striscia verde.
[126] Si trova nel 1° DVD di PF e viene indicato come Alimonda h. 14.35 Rep. 164.133. I riferimenti cronologici delle immagini vengono ora compiuti in relazione a questo spezzone.
[127] La medesima immagine si trova nel DVD TF, cartella “selezione ordinata” al n. 017 denominata Rep. 237 Mediaset SM 0011.
[128] Si trovano nel 2° DVD PF.
[129] Per l’identificazione dei singoli imputati si veda la seconda parte di questo capitolo.
[130] Si trovano nel 3° DVD DRF.
[131] Si trova nel 1° DVD DRF.
[132] Si trovano nel 3° DVD DRF.
[133] Nel DVD MM la parte del reperto 164.133 relativo a Via D’Invrea viene denominata per errore come reperto 237 (ZAMPESE).
[134] Si trovano nel DVD TF, anche questi frame sono stati indicate per errore come reperto 237.
[135] DVD TF cartella “selezione ordinata” foto 015 e 016.